domenica 29 gennaio 2012

Vallechiara

Una volta si diceva: "E' il periodo delle ciliege" oppure "E' il mese delle castagne". Sbiadito il contatto con la natura, anche i fim di Natale vengono bene per scoprire il succedersi delle stagioni: diciamo infatti "E' il periodo dei cine-panettoni". Quest'anno De Sica e la Ferilli hanno vissuto le loro avventure a Cortina, sulla neve, facendo molto meglio di Boldi, protagonista di un analogo film girato, qualche anno fa, sulle montagne invernali. Al primo posto in classifica, però, rimane (almeno a mio parere) un film "innevato" di tantissimi anni fa, che s'intitolava, nella versione italiana, "Serenata a Vallechiara" ed era stato girato nella celebre Sun Valley dell'Idaho. Quella pellicola arrivò da noi al seguito degli Alleati e portò con sè la prima ondata di gioia di vivere del dopoguerra: Sonia Henie danzava sui pattini da ghiaccio e tutto il resto erano sciate, intrighi amorosi da commediola, sorridenti equivoci: proprio roba da cine-panettoni. E allora, chi faceva la differenza? Direi senza esitare l'orchestra di Glenn Miller, impegnata al meglio nell'eseguire "In the Mood" e due canzoni che tutta l'Italia cantò per mesi: una diceva "Dimmi perché il vento la sera....", l'altra imitava il trenino delle nevi, il celebre "Chattanuga ciuf ciuf". De Sica, si procuri una gran bella canzone e io rivedrò la classifica.

lunedì 23 gennaio 2012

Asciugamani

Mia nipote Annalisa è stata in gita a Madrid ed è ritornata con la foto di un cartello a stampa esposto nell'albergo che l'ha ospitata. L'avviso è scritto in più lingue, ognuna preceduta dalla bandiera nazionale; nella foto si vedono il testo francese e quello italiano: il primo è del tutto normale, il secondo sembra scritto dal traduttore automatico di Internet. Dice esattamente: "Utilizzare il asciugamani responsabile. Non utilizzare il telo di rimuovere il trucco o scarpe pulite tuo. Evitare di utilizzare peraltri scopi che personale di essiccazione. Asciugamani lost rotto o sporcato da sviamento verrà addebitato sul conto del cliente e rese disponibili. A costo di € 6 per asciugamano interessati". Non avrei mai pensato che in Spagna il livello di conoscenza della lingua italiana fosse così basso: sarebbe il caso di allertare la "Dante Alighieri", l'istituzione che si propone di diffondere nel mondo il nostro idioma. Alla "Dante", che ha lanciato la campagna "Adotta una parola", potremmo proporre la variante "Adotta un cartello", così non saremmo più costretti a piangere sull'italiano assassinato dagli iberici. A proposito, sarà permessa, in quell'albergo, l'"essiccazione" delle lacrime con l'asciugamano?

martedì 17 gennaio 2012

Concordia

Al paese di mia madre, Fiorenzuola d'Arda, usano (o usavano) un'espressione piuttosto forte per commentare un accumulo di disgrazie su un unico malcapitato: "Al can rugnùs, ag va adré al muschi": il cane con la rogna è anche tormentato dalle mosche. La frase mi è ritornata in mente quando ho saputo del naufragio all'isola del Giglio: una nuova pagina nera da mettere sul conto dell'"italiano tipico" così come è visto in Europa. Più che indignarmi, il comportamento del comandante della "Concordia" dopo la sciagura mi ha sbalordito, anche se sono ben conscio che è finita l'epoca in cui il capitano considerava un onore irrinunciabile perire con la propria nave. Non era, quello, un uso perduto nella notte dei tempi: negli anni della scuola elementare, a Chiavari, avevo ogni giorno davanti agli occhi un quadretto con la fotografia del tenente di vascello Luigi Risso, medaglia d'argento, affondato con la sua torpediniera nel 1940. Quell'immagine ornava la mia aula perché Risso era il padre del mio compagno di banco, Stefano. Da allora, il mio immaginario considerava tutti i capitani di mare personaggi quasi mitici per il loro senso del dovere. Fino al 13 gennaio, alla vergogna del Giglio.

mercoledì 11 gennaio 2012

Non vedenti

Genova sembra aver rinunciato a creare proprie mostre d'arte: da un paio d'anni ospita infatti a Palazzo Ducale esposizioni di celebri impressionisti organizzate da Marco Goldin, uno specialista del settore. Visitatori a decine di migliaia. Quest'anno si è provveduto a portare alla mostra anche i non vedenti, per far vivere loro l'"atmosfera" della rassegna attraverso letture e musiche. Stranamente, nessun commento ha fatto seguito all'annuncio della straordinaria visita. Tutto l'opposto era avvenuto nel 1893, quando la città aveva sepolto sotto un cumulo di risate la proposta di allestire presso l'Istituto dei Ciechi l'annuale mostra della Promotrice di Belle Arti, priva da sempre di una sede propria. Il settimanale satirico "Il Successo" aveva pubblicato una finta lettera in rima d'un turista francese che descriveva alla moglie "les merveilles di Genes". Ne trascrivo una parte: "Ici, comme chez nous, il n'y a pas le Salon / pour faire de la peinture l'annuelle exposition / mais, chose surprenante!, et bien extraordinaire/ l'Institut des Aveugles est appellé à la faire./... Je voudrais bien la voir! Mais comment faire, helas? / n'etant pas un aveugle, je ne la verrais pas!". I genovesi di allora erano politicamente scorretti, senza dubbio; ma erano anche più attenti, geniali e vivaci di quelli odierni.

giovedì 5 gennaio 2012

Il ladro

L'ultimo dell'anno ho incontrato un ladro. Ero in casa quando ho sentito un forte rumore nelle scale: mi sono affacciato e ho visto che una delle porte sul mio pianerottolo era semiaperta. Un cartello avvertiva però che quell'ufficio era in ferie. Allora ho bussato ed è apparso sulla soglia un tizio che aveva un casco da motociclista in testa. Gli ho chiesto: "Scusi, che ci fa lei qui?". Mi ha risposto tranquillamente: "Sono qui per Francesca...Ma lei abita nel palazzo?". "Sì, ho sentito un rumore e sono venuto a vedere, con tutti i ladri che girano...". "E' colpa di questa porta che si incastra, adesso telefono". Il tizio si è messo ad armeggiare con il telefonino ed è rientrato nell'appartamento. Io sono rimasto fermo sul pianerottolo. Dopo mezzo minuto lo sconosciuto si è riaffacciato, mi ha visto e deve aver capito che il rischio aumentava. Così è tornato dentro, ha preso un sacchetto e ha gridato verso l'interno: "Allora, andiamo?". Nessuna risposta. L'invito è stato ripetuto con lo stesso risultato. Subito dopo il tizio, che aveva in mano un altro casco, forse appena rubato, si è avviato per le scale ed è sparito, lasciando la porta aperta. Io ho abboccato in pieno e sono rimasto ad attendere che il complice (inesistente) uscisse a sua volta. Quando mi sono reso conto di essere stato beffato non ho potuto far altro che chiamare la polizia.