giovedì 29 marzo 2012

Le gambe

Le operaie della Omsa, pur di non perdere il lavoro, si sono rassegnate: invece di fabbricare calze da donna, tappezzeranno divani. Moltissime signore hanno rinunciato al tailleur e alla mitica falcata: inquartate in jeans e pantaloni, non hanno più bisogno di indossare anche i velatissimi accessori che tanto successo riscuotevano tra i passanti a rischio di torcicollo. Ora le donne si sentono più libere e comode, i giovani non sanno che cosa si sono perduti e noi vecchi abbiamo pur sempre la risorsa dei ricordi, un surrogato a bassissimo costo. Il ricordo di oggi è per un settimanale che usciva nel primo dopoguerra: si chiamava "Sette" ed aveva fissa, in copertina, una protagonista, disegnata da Boccasile, ricca di grazie messe in risalto, a cominciare dalle gambe con la riga delle calze; gambe bellissime e floride come quelle delle ragazze che andavano ancora in bicicletta. La vignetta della Signorina Sette variava ogni settimana e aveva un suo pubblico di tifosi, ma finì sotto sequestro perché infastidiva il ministro dell'Interno, noto democristiano. La risposta fu rapida, la settimana dopo in edicola c'era la Signorina Otto: ma il cambio di numero ruppe l'incantesimo e la rivista cessò presto le pubblicazioni.

venerdì 23 marzo 2012

Brodolini

Sono giorno importanti per la sorte dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, quello sui licenziamenti. Ricordo che quando passai, nel 1962, dall'impiego pubblico a quello privato. mi pesò molto il problema della minor tutela che avrei trovato nel nuovo posto di lavoro. Otto anni dopo, lo statuto equiparò di fatto i due tipi di rapporto e risolse i miei residui dubbi. Data la mia personale situazione, avevo seguito con molto interesse la difficile nascita del documento, che trovava parecchi oppositori proprio a causa dell'articolo 18. Il ministro promotore della legge, Giacomo Brodolini, socialista, stava morendo per un tumore e non lo teneva nascosto, anzi se ne faceva un'arma per spingere verso l'approvazione: "Fatemi morire contento" diceva e, con le residue forze che gli rimanevano, andava a cercare ogni giorno chi poteva aiutarlo. Si spense nell'estate del ''69, la legge porta la data del 20 maggio 1970. Credo che sia stata la sola norma approvata dal Parlamento più per pietà di un collega che per convinzione; e forse proprio questa insolita nascita l'ha resa più discutibile e vulnerabile di altre. Che dire... Preferirei che rimanesse immutata: penso infatti che non tutti i "padroni" siano brave persone.

sabato 17 marzo 2012

Grillo

Negli anni Settanta, chiusa la seconda edizione, si vagabondava per la città: la notte favoriva la guerriglia armata ed era quindi prudente non rincasare sempre alla stessa ora, a scanso di agguati. Con il grafico Umberto Torlizzi arrivavo fino a un locale di Nervi, "Da Simona al Nascosto". Andavamo molto d'accordo, Umberto ed io, a lui piaceva raccontare, a me ascoltare; io preferivo la forchetta, a lui bastava un bicchiere. C'integravamo, insomma. Erano i tempi del teatro "Instabile", un palcoscenico che lanciava artisti oggi famosi, allora agli esordi: leggendone l'elenco in un libro di Faloppi e Bottaro appena uscito, si scopre che molta intelligenza cabarettistica italiana passò di là. Qualche nome: Antonio Ricci, Bindi, Michele, Gino Paoli, i New Trolls... Da "Simona" veniva a far battute e musica uno di quegli artisti, un tipo smilzo che si chiamava Beppe Grillo. Una volta intonò con un amico una canzoncina dei "Gufi", "Le coq est mort", ripetuta in italiano, francese, tedesco e latino. Ancor oggi mi capita di canticchiare "...il ne chantera plus, ni cocodì ni cocodà...". Evidentemente, allora qualcosa mi colpì: il gallo morto, i Gufi o Grillo? O quel curioso insieme di nomi zoologici?

domenica 11 marzo 2012

Dentelli

"Per un'oliva pallida si può delirare": è una battuta d'una commedia andata in scena settant'anni fa a Genova. La commedia è ormai dimenticata, ma la frase ( parodia dei poeti ermetici) è rimasta e mi è ritornata in mente l'altro giorno, mentre mi chiedevo che cosa mi spingesse a fissare fino all'ossessione un'affrancatura da 60 centesimi appena acquistata in tabaccheria. Era un comune francobollo autoadesivo, da staccare da un rettangolino di carta e da applicare. Lo guardavo e mi dicevo "Ha qualcosa di strano", ma non riuscivo ad andare oltre. Alla fine ho capito: era illogico che quel francobollo avesse i dentelli. La dentellatura è infatti il risultato della separazione manuale tra i vari pezzi di un foglio perforato; il mio francobollo, invece, era arrivato nel suo nido cartaceo dopo una nascita singola: non avevo dovuto fare strappi per staccarlo, i suoi dentelli erano finti, tutti uguali e perfettamente arrotondati; e altrettanto finti erano i dentelli rimasti sul rettangolino di carta che l'aveva ospitato. Inventate da un inglese nel 1848, le utili forature dei fogli di francobolli sono diventate ornamenti. Ormai, soltanto i ravioli caserecci possono vantare autentici dentelli.

lunedì 5 marzo 2012

I chiodi

Mi ha scritto il figlio dell'ex Sindaco di Genova, Fulvio Cerofolini, alla cui scomparsa avevo dedicato un post il 9 giugno del 2011. Il figlio, Diego, mi ha narrato cose interessantissime, che fanno più che mai desiderare una biografia di suo padre. Mi ha colpito, in particolare, il racconto di come Cerofolini iniziò a lavorare: tutti lo chiamavano il sindaco-tranviere perché erano convinti che il suo primo incarico fosse stato quello di vendere biglietti in vettura; invece c'era stato un doppio prologo, prima un tentativo fallito di fare il minatore, poi l'assunzione presso un negozio di ferramenta, con il compito di recuperare i chiodi storti raddrizzandoli sull'incudine. Un inizio umilissimo, dunque, che nobilita ancor più il ricordo del vecchio sindaco. L'accenno ai chiodi storti mi ha riportato alla memoria i molti traslochi che hanno caratterizzato la mia vita: tanti anni fa non esistevano scatoloni e nastro adesivo, il contenuto di armadi e librerie viaggiava in casse di legno, che venivano inchiodate alla partenza e schiodate all'arrivo. La fase conclusiva comprendeva, appunto, il recupero e il raddrizzamento di tutti i chiodi: "Potrebbero servire di nuovo" dicevamo. E tutti assentivano.