domenica 30 dicembre 2012

Nizzola

E' andato via a 85 anni Garibaldo Nizzola, lottatore olimpico genovese, carico di fama e di medaglie. Oltre allo sport che l'aveva reso famoso, amava profondamente il gioco del calcio e lo praticava anche sui campetti sassosi che sopravvivevano tra palazzo e palazzo nell'immediato dopoguerra. Mi capitò di giocare contro di lui, sfidarlo spalla a spalla era come cercare di spostare un pilastro di cemento armato. Lo vidi abbattere un avversario con una carica correttissima e tirarlo su da terra afferrandolo per i calzoncini con una mano sola. Il padre di Baldo, Marcello, era a sua volta un celebre lottatore degli anni Trenta, collezionava medaglie olimpiche.  Fascista fino all'osso, dopo il 25 aprile fu convocato da uno di quei "tribunali popolari" che emettevano giudizi sommari. Un cugino di Marcello, un rigattiere che si chiamava De Mattia, mi raccontò che il lottatore era andato al processo, poi, visto che le cose si mettevano male, aveva abbattuto a pugni tribunale e giuria, accusatori e guardiani e se n'era andato indenne. Fu un anticipo di "Altrimenti ci arrabbiamo", ma una soluzione effimera: sere dopo,  una raffica sparata nel buio pose fine alla vita di Marcello Nizzola. Forse era il ricordo di quell'agguato a velare sempre di tristezza lo sguardo del figlio Baldo.

lunedì 24 dicembre 2012

Sanguisughe

Forse per associazione di idee (è il periodo della seconda rata IMU) mi ha colpito una notizia, letta su un quotidiano, riguardante il ritorno in auge delle sanguisughe, i piccoli, repellenti parassiti cari ai cerusici dell'Ottocento, ma decisamente accantonati dalla medicina moderna. Cent'anni fa le "sanguette" (nome in genovese) avevano l'incarico di succhiare gli umori cattivi finiti nelle vene degli ammalati; oggi, invece, hanno un incarico molto più raffinato, quello di risarcire tessuti umani che nessun chirurgo plastico riuscirebbe a ricucire. Ad esempio, chi ha avuto un labbro sconciato da un morso di cane può attaccare alla parte un po' dei voraci animaletti e lasciar lavorare le loro mandibole. Con quale schifo è facile immaginare. Il ritorno delle sanguisughe farebbe la felicità del Boa, un curioso personaggio ottocentesco che, nelle sue periodiche lettere al Decimonono, vantava una stretta amicizia con tale monsieur Morceau, "commerciante di sanguette" marsigliese, spesso di passaggio a Genova per piazzare la sua merce, evidentemente molto richiesta. Quella strana dipendenza dall'estero oggi non avrebbe motivo di sussistere: il nostro Paese è infatti all'avanguardia in fatto di salassi indiscriminati, ad ammalati e sani.         

martedì 18 dicembre 2012

Panettone

La più curiosa storia di panettoni che mi capitò di ascoltare è quella che mi raccontò un collega, Luciano Basso, purtroppo immaturamente scomparso. Luciano aveva iniziato a frequentare una redazione giornalistica fin da ragazzo, trovandosi esposto, naturalmente, alle reprimende e agli scherzi dei colleghi anziani. Un giorno di dicembre incontrò in piazza Corvetto il redattore capo Massaro: "Dove vai, Luciano?". "E' quasi Natale, vado a comprare un panettone da regalare ai miei genitori...". "E tu compri il panettone a Genova? Per trovarlo fresco bisogna andare a Milano. Forza, dai, prendiamo il treno, in due ore ci arriviamo". Sommerso nel suo complesso d'inferiorità di fronte al capo, Luciano ubbidì. Quando furono alla meta, Massaro si fece consegnare dalla sua vittima tutti i soldi che aveva in tasca e si allontanò, affermando che sarebbe ritornato in breve con l'agognato panettone. Invece sparì, lasciando il collega in mezzo a Piazza Duomo, intirizzito e senza una lira. Il rientro a Genova in quelle condizioni fu penoso. Quando qualcuno rimproverò a Massaro lo scherzo crudele, l'autore rispose: "L'ho fatto perché un vero giornalista deve imparare a cavarsela anche nella peggiore delle situazioni". Una cura d'urto, insomma.

mercoledì 12 dicembre 2012

L'inno

Alla prima della Scala hanno "toppato", attaccando il "Lohengrin" senza farlo precedere dall'inno di Mameli. Il maestro si è giustificato affermando che l'accostamento tra i due tipi di musica strideva. Inconsapevolmente ha addotto lo stesso argomento avanzato da Toscanini al tempo del fascismo, quando rifiutò di suonare "Giovinezza" e incassò per questo un paio di schiaffi. Anche nell'Ottocento il fuori programma era fonte di guai: i patrioti appostati in loggione gridavano "L'inno! L'inno!" fino a quando il maestro non li accontentava. Il delegato di pubblica sicurezza, per parte sua. provvedeva a identificare gli autori della gazzarra, che venivano denunciati per "grida sediziose". Oggi penseremmo che l'inno reclamato a gran voce fosse quello di Mameli; invece si trattava di quello di Garibaldi, di gran lunga più popolare e certamente più solenne e vigoroso dell'esile composizione che ascoltiamo prima delle partite della nazionale. Sarebbe persino il caso di chiedere il cambio, se non fosse che l'inno dell'eroe nizzardo non ha, ai nostri giorni,  alcuna probabilità di candidarsi a rappresentare la nazione: il ritornello dice infatti : "Va' fuori d'Italia, va' fuori stranier!". I cinque milioni di nuovi abitanti dello Stivale non gradirebbero.

giovedì 6 dicembre 2012

Le primarie

Dobbiamo essere grati a Renzi e Bersani. Se non ci fossero state le primarie del PD, la sola notizia in grado di nutrire un po' a lungo la cronaca bianca dei teleschermi sarebbe stata quella riguardante una nota attrice italiana che ha mostrato alla macchina da presa ciò che di solito le signore concedono allo sguardo del ginecologo di fiducia. Anche se artisticamente sfuocata dal regista, la scena avrebbe certamente suscitato illazioni da 007, analisi sociologiche, gaie reminiscenze e dure reprimende. Forse, dalle segrete stanze di qualche "servizio" sarebbe filtrata la voce dell'uso di una controfigura e, a questo punto, un noto critico d'arte avrebbe sostenuto, in base alle sue infinite esperienze, che "non ce n'è una uguale all'altra"; in un celebre studio Tv sarebbe stato ricostruito il set del film, una rigorosa inchiestista avrebbe rivelato l'esistenza di un commercio clandestino di obiettivi cinesi. E via dicendo. Tutto è stato invece spazzato via dal duello a cuscinate tra Pigi e Matteo, che sembrava ambientato nel "Bar Sport" di Stefano Benni. Ha vinto Bersani, che è nato a un tiro di schioppo dal paese di mia madre. Fra lui e me, potremmo parlare tranquillamente in dialetto piacentino. Ma come se la caverà, da premier, con il "tetesco" della signora Merkel?