domenica 25 luglio 2010

La Loggia

Qualche napoletano esagitato avrà certamente dedicato a Lippi e compagni il tenebroso augurio "Puozze passà p'a Loggia" con riferimento al tragitto che compiono i funerali. D'altra parte era stato proprio l'allora fiducioso allenatore a dichiarare orgogliosamente "Stavolta non farò salire nessuno sul carro!". Non immaginava di quale carro stesse parlando. La Loggia evocata dalla maledizione era la Loggia di Genova, un pezzo di territorio concesso in affitto dal vicerè di Napoli ai mercanti genovesi per i loro traffici in franchigia. Era il 1503. Ora la loggia non esiste più, ma nella tradizione napoletana ha lasciato due tracce: una che ricorda un facchino sorridente detto "Core contento à Loggia", l'altra che perpetua un "sugo genovese" caduto nel completo oblio nella nostra città. Si trattava di un contraltare del ragù alla napoletana, dal quale si distingueva per l'esclusione assoluta del pomodoro dalla lista degli ingredienti. La base della ricetta genovese (prendete nota) era costituita da abbondantissime cipolle tagliate a velo e spezzatino di carne di manzo; occorrevano poi una carota, un'asta di sedano, uva passa, pinoli e generose dosi di vino bianco e olio extra vergine di oliva. Cottura per almeno un'ora e mezza. Il sugo ricavato serviva per la pasta, la carne assicurava il secondo. Ricordo di aver gustato quel sugo con i ravioli. Un poema.

giovedì 15 luglio 2010

Staglieno

Lo scandalo delle salme depredate dai becchini al cimitero di Staglieno sta facendo il giro del mondo oscurando la fama internazionale di una necropoli considerata un vero gioiello, artistico e architettonico. In realtà, quei marmi e quelle statue sono il paravento di un'antica noncuranza di Genova nei confronti dei morti non appartenenti alle classi elevate: ancora nell'Ottocento i deceduti non abbienti venivano portati via di notte dalle case e dagli ospedali e scaricati alla foce del Bisagno in un camerone che era stato munito d'inferriate per far sì che il mare non si portasse via resti troppo grossi dei defunti. Anche nell'opulenta Staglieno non mancavano usi del tutto sconvolgenti : nel 1900 gli inquirenti su una controverso caso di omicidio, non riuscendo a stabilire da che distanza fosse stato sparato il fatale colpo di fucile, ottennero di fare esperimenti sui corpi di tre giovani donne appena portate al seppellimento. In una sala mortuaria le tre disgraziate salme furono prese a fucilate in testa da diverse distanze e con differenti tipi di cartucce, in modo che i periti potessero prendere visione dei danni causati dai colpi e fare i loro confronti. L'opinione pubblica rimase agghiacciata e sconvolta dalla notizia, ma non furono presi particolari provvedimenti: tutto era nella norma, a parte la pietà.

lunedì 5 luglio 2010

Giuffré

Con Aldo Giuffré (scomparso l'altro giorno) ebbi un breve incontro - anzi, scontro - nel 1953, all'uscita degli artisti dietro al teatro Augustus. Si rappresentava "Attanasio cavallo vanesio" e io, studente con pochi quattrini, ero riuscito a infilarmi in sala grazie a un biglietto di favore ricevuto dal capo claque. Rascel era in perfetta forma e raccolse un sacco di applausi, tanto da rendere superfluo il mio apporto mercenario al successo; potei quindi distrarmi nella contemplazione delle ballerine e di una subrettina, di nome Giulia, assai seducente. Finita la rappresentazione, mi appostai all'uscita degli artisti per raccogliere qualche autografo. La Giulia uscì, mi firmò il tesserino da studente (lo conservo ancora) e si fermò a chiacchierare: evidentemente avevo un'aria del tutto innocua. Non la pensò così Aldo Giuffré, che non faceva parte del cast e quindi era all'Augustus come supporter (di Giulia?). Sbucando dalla porticina, notò subito lo scambio di battute tra me e la soubrette e attaccò una filippica sulle ragazze dello spettacolo che andavano protette dai male intenzionati e sul suo dovere d'intervenire. Gli dissi sorridendo: "Signor Giuffré, non sarà per caso geloso?". Mi squadrò con una severità degna di Eduardo de Filippo e sillabò: "Guaglio', sparisci!". Sparii.