martedì 29 gennaio 2013

Garrone

Cordoglio di mezza Genova per la scomparsa di Riccardo Garrone, presidente della Sampdoria. L'altra metà, quella genoana, si è associata sinceramente al lutto. Per trovare unanime attenzione alla propria persona e alle proprie idee, il grande petroliere ha dovuto attendere il momento del trapasso. Prima aveva incassato fior di delusioni quando, avendo capito che il volto industriale della Superba era fasullo e sarebbe miseramente crollato non appena fossero cessate le sovvenzioni a fondo perduto dell'Iri,  aveva "osato" dire qualcosa su un diverso futuro della città con un suo progetto che si chiamava "Viva Genova".  E' una storia di tanti anni fa, i politici gli dissero che facesse il suo mestiere e non rompesse; non era ancora di moda il ricorso a quella "società civile" che oggi imperversa sui media e nella liste elettorali ed è considerata la panacea dei mali italiani. Garrone mi ricordava il Duca di Galliera, quel ricco signore che, nell'Ottocento,  regalò venti milioni di lire oro alla città perché si costruisse la nuova diga foranea del porto. Dopo, si aspettava giustamente un po' di riconoscenza e decise di tentare la via della politica, cominciando dal consesso più umile: si presentò alle elezioni del consiglio di quartiere di Prè, ma fu incredibilmente bocciato.

mercoledì 23 gennaio 2013

Fumo d'Africa

Un guerrigliero africano, Moktar Belmoktar, è il nuovo babau dell'Occidente: lo chiamano poco elegantemente "il Guercio", per via di una menomazione fisica; il suo vero soprannome è però Mister Marlboro, dal momento - sostengono i giornali - che si dedica al contrabbando di sigarette nel Sahara. Non so quanti clienti possa rimediare Moktar tra le dune del deserto;  d'altra parte, come mettere in dubbio la carta stampata? Una cosa è certa, che tra il continente africano e le sigarette c'è un feeling quasi secolare: i Monopoli dell'epoca del Regno d'Italia mettevano in vendita pacchetti di "bionde" che si chiamavano Giubek e A.O.I. , cioè Africa Orientale Italiana. Perduta la lontana colonia, l'Italia repubblicana non si rassegnò a scegliere un nome del tutto differente per quelle sue sigarette, si limitò a chiamarle, più semplicemente "Africa". Credo di averne fumato centinaia, i tabaccai le vendevano anche sciolte, avvolte in vecchie schedine della Sisal (oggi Totocalcio). Era il mondo povero di una nazione sconfitta e ancora in ginocchio. I vincitori, intanto, amoreggiavano a loro volta con l'Africa fumando le "Camel",  dal profumo davvero inebriante, specie per chi aveva dovuto accontentarsi delle "Popolari", concesse, con il contagocce, dalla tessera annonaria.

giovedì 17 gennaio 2013

La determina

La regione Lazio, prossima al ricambio elettorale, ha acquistato una settantina di macchinette distruggi-documenti. Non sono mancati sospetti e ironici corsivi, ai quali la presidente Polverini ha risposto perentoriamente: "Non è una delibera di giunta, è una determina!". Confesso che, alla mia veneranda età e con un passato di cronista politico, io di "determina" non avevo mai sentito parlare. Ho pensato a una voce gergale tipica dei romani, invece un'altra determina è saltata fuori dalle cronache del comune di Milano. Insomma, si tratta di burocratese puro e diffuso. Compulsando pazientemente gli articoli, sono arrivato alla conclusione che la determina è un atto amministrativo deciso da un dirigente non politico nell'ambito dello svolgimento del suo lavoro. Per semplificare: il funzionario addetto agli acquisti, notato che dalle scorte mancavano una settantina di macchinette, ha reintegrato il magazzino. Chiarito il significato del vocabolo, mi è rimasto un fastidioso dubbio: quello che non siano le delibere di giunta, da sempre sotto i riflettori, a causare la continua emorragia di denaro pubblico , bensì le determine. Un mondo misterioso e riservatissimo nel quale nessun controllore pensa di andare a ficcare sistematicamente il naso.        .

venerdì 11 gennaio 2013

Monete

La mia passione per l'archeologia mi porta talvolta a passare in rassegna, tra le offerte di Ebay, le monete antiche. Sono bellissime, veri capolavori di minuta incisione in spazi limitati, a opera di artefici che non potevano, allora, avvalersi dei nostri mezzi d'ingrandimento.  Un tempo le monete antiche erano reperti rari e costosi, oggi non è più così: dall'Est europeo sono arrivate valanghe di monetine rintracciate con il metal detector; di conseguenza i prezzi degli esemplari più comuni sono scesi fino a livelli infimi. Lo Stato italiano ha inoltre rinunciato all'esclusiva proprietà pubblica di questi reperti, certamente antichi ma esistenti in centinaia di migliaia di repliche; fermo restando che, da noi, la ricerca e lo scavo sono preclusi ai non autorizzati. Nel sito delle monete antiche, ogni tanto, il computer insinua a sorpresa esemplari moderni: così, l'altro giorno,  mi sono trovato di fronte a una moneta tedesca da due euro, del 2010, offerta a un prezzo base di 1 euro e 50. Ho cercato di spiegarmi come mai qualcuno avesse messo in vendita la moneta a quel prezzo, invece di spendersela al bar con tutto il suo valore facciale. Non ne sono venuto a capo. Mi è solamente rimasto  il sospetto che la Merkel se la passi meno bene di quanto voglia farci credere.

sabato 5 gennaio 2013

I perfettini

Sarà l'assonanza tra Fred e Spread a farmi pensare a Fred Astaire tutte le volte che mi capita di vedere Mario Monti in televisione. Astaire era un grandissimo ballerino, sia che si abbandonasse alle larghe onde del valzer sia che ritmasse il tip tap. Il bianco e nero dei film anni Trenta sembrava fatto apposta per esaltare la sua elegante figura. Nessuno come lui sapeva portare con naturalezza il frac, nessuno gli era pari nel dire battute moderatamente spiritose e nel sorridere direttamente all'obiettivo. Con tutto questo, quando l'esile trama del film s'interrompeva per fare spazio alle evoluzioni di Fred con Ginger Rogers, gli spettatori si distraevano e approfittavano di quei minuti per rifornirsi di bruscolini e gazzose. Ho l'impressione che qualcosa d'analogo accada quando sul teleschermo appare il Professore, sia che indossi il suo impeccabile loden, sia che ammanti la sua asciutta figura con un grigio d'ordinanza. Il suo modo di snocciolare garbate allusioni  ed evasivi annunci mi ha indotto più di una volta a pensare che era il momento di andare a bere un bicchiere d'acqua. E' il destino dei perfettini quello di suscitare poco interesse, forse per invidia, forse per una insanabile differenza di linguaggio. Credo che anche il compianto cardinale Martini avesse questo problema.