venerdì 30 ottobre 2009

Due video

Settimana dominata da due video, quello sull'ammazzamento di Napoli e quello su Piero Marrazzo. Il secondo l'aveva visionato da tempo mezza carta stampata, ma nessun giornalista si era sognato di darne almeno sommaria informazione ai lettori. Ci sono servizi da giornale e servizi da cassetto, a quanto pare. Poi i direttori proclamano "Le notizie si dànno, sempre!". Su Marrazzo i vignettisti sono stati un po' fiacchi, eppure materia ce n'era: dalla "Guerra di Piero" di De André ("Giace sepolto in un campo di guano..") alle ferrovie ("Sono Marrazzo, datemi l'orario della Transiberiana" "Ma che fa, ci riprova?") agli apparati ("Il Presidente è stato tratto in inganno dalla targhetta dell'appartamento, c'era scritto Servizi Segreti Brasiliani"). Passiamo al video di Napoli: la vittima designata entra nel bar, posa il casco ed esce a fumare una sigaretta. Pam, pam e buonanotte. Due particolari non quadrano: nella mia vita ho visto centinaia di riprese del traffico napoletano, ma ben di rado ho scorto qualcuno con il casco; inoltre è quasi incredibile l'osservanza della legge sul fumo da parte di un tipo da galera. Vespa, ci faccia un "Porta a porta".

sabato 24 ottobre 2009

Due fischi

Quindici giorni fa non avrei scommesso un soldo sul futuro dello stadio Ferraris: ora, invece si profila la salvezza. In famiglia siamo contentissimi: mia moglie, da bambina, vedeva il campo (e la partita) dal terrazzo di casa, io ho avuto l'onore di calcare lo storico prato come arbitro di incontri minori e come segnalinee in confronti tra squadre più importanti. Sono anche titolare di un piccolo record: ho arbitrato, sul Ferraris, l'ultima partita con i due fischi. Mi spiego: una volta l'arbitro interrompeva il gioco con un fischio e lo faceva ricominciare con un altro sibilo. Poi la Federazione, mi pare nel 1951 o 1952, decise che un fischio solo bastava, tranne che per il calcio di rigore. Tutti gli arbitri si adeguarono, tranne me, che stavo lavorando fuori Genova e non avevo letto i giornali. Così, quando ricevetti la lettera con l'incarico di dirigere l'incontro minore che precedeva sempre la partita di serie A, andai e arbitrai con i due fischi. Il pubblico, molto più aggiornato di me, mi gridava di tutto e io non capivo il perché degli insulti. Spiegato l'arcano a fine partita, ci rimasi male. Adesso, però, mi tengo stretto il record: finirò in un museo?

lunedì 19 ottobre 2009

Calze

Settimana della calza quella appena trascorsa. La ditta Calzedonia ha reinterpretato l'inno di Mameli dedicandolo a inesistenti "Sorelle d'Italia" (chi scrisse "Homo homini lupus" aggiunse subito dopo: "Figuriamoci le donne"). Il giudice Mesiano, autore dell'astronomico conto nella causa Mondadori, si è fatto sorprendere dalla Tv mentre indossava calzini turchese. Non erano bucati sugli alluci come quelli, indimenticabili, del Capo della Banca Mondiale Paul Wolfowitz in visita alla moschea, ma hanno fatto ugualmente riaprire il teatrino del pro e contro, al punto che Franceschini li ha indossati a sua volta, dello stesso colore, per solidarietà con il tele-spiato. Berlusconi (figuriamoci se non c'entrava) è stato nel frattempo accusato di voler rivoltare la Costituzione "come un calzino". I blog commentano: " Ma cosa vuole quella mezza calzetta...". Intanto i terremotati dell'Aquila sono al gelo e invocano a gran voce il passaggio dalla politica del calzino a quella del pullover: "Fratelli d'Italia, la faglia s'è desta, mi serve una maglia di taglia modesta...". Speriamo che Benetton provveda presto. Almeno prima che si arrivi alla calza della Befana.

mercoledì 14 ottobre 2009

Annunci

Come tutte le persone anziane leggo con molta attenzione le necrologie a pagamento nei giornali: vi scopro sempre più spesso, deprimendomi, nomi di miei coetanei, ma vi trovo anche (orribile a dirsi) motivo di divertimento. Spesso, infatti, quegli annunci testimoniano il basso livello di buon gusto raggiunto dalla contemporaneità. Mi stupisco anzi che non esista ancora, in ogni città, uno "stilista dei necrologi" che, in cambio di un modesto compenso, riveda i testi dei superstiti per evitare irrisioni a danno dei defunti. Non leggeremmo più che "i figli annunciano la scomparsa dell'amata mamma signora Loredana T." e che la suddetta "mamma signora" era stata tanto attiva sul lavoro "fino al giorno in cui fu ingiustamente allontanata su iniziativa di persone a cui aveva dato fiducia". Necrologia o comunicato sindacale? Resta finora insuperato un annuncio funebre di due anni fa, scritto da un tifoso milanista: "Ma lo sai, nonna, che forse compriamo Ronaldinho?". Da allora, scruto ogni giorno il "Corriere della sera" nella speranza di leggere l'annuncio dell'anniversario: "Nonna, ma perché diavolo abbiamo comprato Ronaldinho?".

giovedì 8 ottobre 2009

La Petacci

I miei genitori, entrambi maestri elementari e quindi pubblici dipendenti, ritiravano lo stipendio in tesoreria il 27 del mese, giorno chiamato, burlescamente, di San Paganino . Se uno dei due coniugi era assente, l'altro poteva riscuotere per entrambi, presentando una specie di delega che si chiamava "biancosegno". Un nome curioso, derivato dalla formula iniziale della dichiarazione, inventata in chissà quale remota epoca della burocrazia: "Serve di biancosegno per il ritiro dello stipendio eccetera". Quasi sempre le retribuzioni venivano pagate in monete fresche di zecca e banconote nuovissime, oggetto di molta curiosità da parte di noi bambini. Una volta mia madre mi regalò cinque lucidissime monetine da venti centesimi, che portavano su una faccia il ritratto del Re e sull'altra una bella testa femminile con il fascio littorio. Mostrai con orgoglio il mio piccolo tesoro a un amico e, indicandogli il profilo di donna, gli dissi: "Vedi, questa è l'Italia". Mi rispose ridendo: "Macché, quella è la Petacci!". "E chi è?" "Chiedilo al Duce!". Invano cercai ulteriori lumi, c'era chi ignorava tutto e chi non voleva parlare. Dovetti attendere un paio d'anni, fino alle foto di piazzale Loreto, per sapere chi fosse la misteriosa Petacci. Avevo in tasca una di quelle monetine con il volto di donna, ma per tentare un confronto di sembianze mi toccò capovolgere il giornale, perché la poveretta era appesa a testa in giù.

domenica 4 ottobre 2009

El Tanguero

Santoro, se crede di avere l'esclusiva sulle escort, si sbaglia. Intervengo anch'io per segnalare che il termine inglese, ormai familiare a tutti, ha una bella cuginanza con la parola latina scortum, che significava, guarda caso, prostituta. Ma passiamo ad argomenti più elevati: sul Decimonono di oggi è uscito questo annuncio: "Gentiluomo medietà, libero professionista, alto, ottima presenza, colto, serio e corretto, cerca signora-ina dell'Est europeo o italiana, max quarantottenne, preferibilmente alta, anche principiante, per formare coppia Tanguera, per lezioni di Tango e partecipazione a Milongue. Garantisce, e pretende, massima educazione, serietà, rispetto e riservatezza". Il numero di telefono non ve lo do, posso solamente assicurare che non è quello di Palazzo Grazioli. Vedete un po' dove sono andati a finire il rispetto e il riserbo: nel tango. Eppure, quando avevo diciotto anni e si facevano le festicciole in casa di un amico portando i dischi, le ragazze si guardavano bene dall' accettare un ballo all'argentina, con intrecci di braccia e di gambe e con finti arretramenti di piedi seguiti da improvvise avanzate. Al primo accenno partiva un inequivocabile spintone per ristabilire le distanze. Adesso sono in pensiero per il gentiluomo: troverà la sua dignitosa compagna? Beh, se qualche pietosa amica vuole quel numero di telefono, mi faccia una e-mail.