domenica 28 febbraio 2010

Le facce

Con l'avvento dei deputati scelti direttamente dai partiti, i cartelloni per la propaganda elettorale allestiti in città sembravano giunti al capolinea perché rimanevano desolatamente spogli. Hanno invece trovato una seconda giovinezza con le elezioni regionali. Il gioco del "Guarda che faccia da scemo" è così potuto ricominciare di fronte ai manifesti personali di questo o quel candidato tutto casa, famiglia e bene comune. Mi sono fatto una scorpacciata di volti accattivanti alla rotonda di via Corsica, dove gli spazi elettorali sono a tappo, ma mi sono invano dedicato alla ricerca di un viso che non mi fosse del tutto ignoto. A un tratto credevo di esserci riuscito: "Quella la conosco" mi sono detto. Infatti, era la cantante Alessandra Amoroso (scuderia Maria de Filippi) che però si era infilata da portoghese sul cartellone elettorale per pubblicizzare un suo concerto a Genova. Il tempo di pensare "Davvero questa destra non rispetta le regole" ed ecco, sei posti più in là, su un altro manifesto, la faccia dell'attrice Angela Finocchiaro (amata dalla sinistra) anche lei con uno spettacolo imminente, anche lei abusiva. Andrà a finire che qualche elettore resterà ingannato e scriverà, sulla scheda elettorale, il nome dell'Amoroso o della Finocchiaro.

lunedì 22 febbraio 2010

Belèn

Tutti sanno che si chiama Belèn, i più informati aggiungono un cognome, Rodriguez, ma pochissimi conoscono le generalità complete dell'espressiva ragazza argentina abbonata agli "spot" televisivi. Ebbene, per l'anagrafe è Maria Belèn Rodriguez Cozzani. E' importante? Certo, dire Cozzani, caratteristico cognome della Spezia, è come dire Liguria, sia pure al di là del Bracco. Insomma, Belèn è dei nostri, o, per meglio dire, "A l'è di nostri!". Probabilmente ha anche una parentela con Ettore Cozzani, il professore spezzino che fiancheggiò lo scultore Baroni impegnato nella creazione del monumento dei Mille a Quarto. Alla vigilia dell'inaugurazione fu Cozzani ad andare ad Arcachon per ottenere da D'Annunzio il testo del discorso da sottoporre all'approvazione di Salandra; fu ancora Cozzani a difendere Baroni attraverso la rivista "L'Eroica" quando, immancabili, arrivarono critiche e calunnie. Sarebbe quindi bello che Belèn Cozzani assistesse, a maggio, all'attesa "vernice" del monumento restaurato. Prepareremmo per lei anche un noto inno dei Trilli, un po' modificato: "Tutta a gente a stava a ammià, ou Belèn che cu ca l'ha!". Meglio non tradurre, stavolta.

martedì 16 febbraio 2010

Margherita

Sono poi andato al convegno filatelico-numismatico della Fiera del Mare e ho ammirato di tutto, dalle monete romane ai trittici della trasvolata di Balbo. Quest'anno c'erano più banchi di contorno, con materiali cartacei d'epoca e una marea di tessere telefoniche, che pensavo, a torto, fossero passate di moda. Giovani signore, con tanto di mancolista, affollavano un banco carico di sorpresine Kinder. Anche davanti a un reparto dedicato agli annulli rari c'era una signora, appena mi ha visto sostare in attesa mi ha detto: "Venga, venga, le lascio il posto. tanto io non ne capisco niente. Sono qui per impedire a mio marito di spendere troppo". Una moglie all'antica e un coniuge ingrugnato. La cosa che più mi ha colpito? Un librone su cui erano incollate centinaia d'ingiallite recensioni giornalistiche, tutte dedicate alle esibizioni di Margherita Carosio, celebre soprano nel periodo a cavallo della seconda guerra mondiale. Era genovese, la conobbi a una cena d'onore quando aveva quasi novant'anni: chiacchierò senza sosta, vivacissima e informata. Ora tutta la vita artistica della grande Margherita era lì davanti a me, racchiusa in quel volume. Pensavo alla sua ansia quando, dopo ogni esibizione, apriva i giornali. E pensavo anche a quando i giornali erano arbitri assoluti di fiaschi e trionfi.

mercoledì 10 febbraio 2010

Mille stanze

Domenica all'insegna del Quirinale, quella scorsa. Dal "Corriere" abbiamo appreso che il personale militare e civile dell'istituzione è sceso a 1879 dipendenti, ma che occorrerà bandire concorsi per riempire dei vuoti. Quasi contemporaneamente, in Tv, Philippe Daverio ci ha portato a visitare il Palazzo presidenziale, ex reggia papale e sabauda, che conta oltre mille stanze. Una volta provai a superare l'imponente ingresso principale, ben noto ai telespettatori. Mi presentai là nel 1968, perché volevo rintracciare, per un libro che stavo scrivendo, due quadri acquistati da Vittorio Emanuele III alla Biennale di Venezia. La guardia armata mi dirottò verso un accesso minore, quello dell'amministrazione. Fatto entrare, esposi il mio caso e ricevetti questa sorprendente risposta: "Sul momento non possiamo dirle niente, perché non esiste un inventario degli arredi del Palazzo. Passeremo parola al personale che riordina le stanze. Leggendo le firme dei quadri potrebbe scoprire i suoi". "Ma allora - obiettai - qui chiunque può portarsi via quello che vuole". "Qui non entra chiunque" fu la secca replica. Mesi dopo ricevetti in omaggio la foto di uno dei quadri: un sagace cameriere l'aveva localizzato. Ora sicuramente le cose saranno cambiate e l'inventario sarà stato fatto. Sicuramente?

giovedì 4 febbraio 2010

Francobolli

Sabato 13 febbraio andrò, come ogni anno,al Convegno filatelico e numismatico che si tiene alla Fiera del Mare. So già in quale compagnia mi troverò: vedrò solamente persone anziane nel settore dedicato ai francobolli e alle cartoline; tra i banchi delle monete, invece, incontrerò anche qualche raro giovane desideroso di completare la sua collezione di euro dei vari paesi. La mia generazione è stata forse l'ultima a considerare la filatelia come una compagna irrinunciabile dell'adolescenza: una busta di francobolli acquistata con poche lire in cartoleria ci spalancava il mondo, ci faceva scoprire paesaggi, regnanti, lingue, rivoluzioni, animali esotici. Siamo maturati imparando la storia della nostra Patria mentre raccoglievamo con pazienza, negli album, quei rettangolini dentellati che ricordavano date storiche, personaggi, glorie municipali, lotte politiche. Nessun filatelico ha mai confuso il 25 luglio con l'8 settembre: il fascismo, la guerra, la Costituzione, tutto fissato nella mente, per sempre. Ogni francobollo era anche testimonianza del susseguirsi degli stili artistici, educava a riconoscere l'austero Ottocento, il floreale, il déco, il Novecento. Oggi la cultura nasce e si sviluppa nel ristretto recinto della scuola. Allora ce la creavamo da soli, con gioiosa curiosità.