giovedì 15 luglio 2010

Staglieno

Lo scandalo delle salme depredate dai becchini al cimitero di Staglieno sta facendo il giro del mondo oscurando la fama internazionale di una necropoli considerata un vero gioiello, artistico e architettonico. In realtà, quei marmi e quelle statue sono il paravento di un'antica noncuranza di Genova nei confronti dei morti non appartenenti alle classi elevate: ancora nell'Ottocento i deceduti non abbienti venivano portati via di notte dalle case e dagli ospedali e scaricati alla foce del Bisagno in un camerone che era stato munito d'inferriate per far sì che il mare non si portasse via resti troppo grossi dei defunti. Anche nell'opulenta Staglieno non mancavano usi del tutto sconvolgenti : nel 1900 gli inquirenti su una controverso caso di omicidio, non riuscendo a stabilire da che distanza fosse stato sparato il fatale colpo di fucile, ottennero di fare esperimenti sui corpi di tre giovani donne appena portate al seppellimento. In una sala mortuaria le tre disgraziate salme furono prese a fucilate in testa da diverse distanze e con differenti tipi di cartucce, in modo che i periti potessero prendere visione dei danni causati dai colpi e fare i loro confronti. L'opinione pubblica rimase agghiacciata e sconvolta dalla notizia, ma non furono presi particolari provvedimenti: tutto era nella norma, a parte la pietà.

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