mercoledì 17 dicembre 2008

Il gatto nel sacco

Ci risiamo con la guerra uomo-donna. Questa volta si litiga sull'età pensionabile da equiparare. Ma perché mai lo Stato decide i suoi comportamenti in base al sesso dei suoi cittadini? La risposta viene da molto lontano, da quando il concilio di Trento istituì i registri parrocchiali dei battesimi con l'indicazione del sesso dei neonati. Prima, nel Medioevo, le cose non erano così chiare: si pensi che, prima di proclamare l'elezione di un nuovo Papa, i cardinali dovevano accertare che l'eletto fosse veramente un uomo. Tra i monelli romani "far Papa" qualcuno significava tirargli giù i pantaloni a tradimento. L'idea di dividere per sesso i neonati piacque sia agli istitutori dell'anagrafe napoleonica sia ai codificatori dello Stato Civile creato dopo l'unità d'Italia: ai governanti faceva comodo identificare in tal modo i maschi da chiamare alle armi diciotto anni dopo. Adesso, però, il servizio militare non è più obbligatorio: che sia venuto il momento di abolire il valore legale del sesso? Si risolverebbero molti problemi sul tavolo: ad esempio quelli delle retribuzioni differenziate e dei matrimoni omosessuali. Certo, potrebbe capitare di scoprire, la notte di nozze, che il proprio coniuge non è del sesso che si pensava. Data però la diffusione dei rapporti prematrimoniali, quasi nessuno compra più "il gatto nel sacco", come diceva una mia vecchia, disinibita amica.

1 commento:

marta ha detto...

Sarebbe una buona idea se servisse davvero a equiparare lo status sociale di uomo e donna. Resta però un enorme problema di mentalità.
Un giro per le vetrine natalizie, stracolme di guepière, bustini coi laccetti e altra lingerie capodannesca, rende subito chiaro ciò che ci si aspetta da una donna ancor prima di chiederle come è registrata all'anagrafe. Altro che gatto nel sacco!