domenica 22 aprile 2012

Il ritorno

Il tema dell'emigrazione è di grande attualità, ma ci si sofferma più sulle partenze che sui ritorni. L'altro giorno mi è riaffiorato nella memoria un episodio di tanti anni fa: mentre stavo pranzando al ristorante "Cavallo grigio" di Silvano d'Orba, la padrona del locale, la signora Maria, mi disse sottovoce: "Vede quei due al tavolo d'angolo? Quello a destra è uno di Silvano che, dopo quarant'anni, è ritornato dall'America. Mi ha detto che voleva offrire un pranzo a uno della sua età rimasto sempre a Silvano. L'ho trovato, ma non si erano mai conosciuti. Temo che rimanga deluso...". La conversazione al tavolo, infatti, andava avanti a stento. Poi arrivò un vecchio fisarmonicista che attaccò, con la voce e con il suono, una canzone degli emigranti che non avevo mai sentita. La musica era bellissima, le parole evocavano una fanciulla dai capelli "color dell'or" e facevano rimare "nostalgia" con "patria mia". L'"americano" si rianimò, quella canzone la sapeva anche lui e la cantò, con il volto arrossato dall'emozione e forse anche dal vino. Andarono avanti a lungo, poi l'uomo pagò il conto e salutò. Ebbi la sensazione che avesse sciolto un voto, fatto chissà quando e chissà dove.

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