lunedì 6 aprile 2009

Call Center

Scoprii l'esistenza del Call Center una volta che si guastò l'ascensore: feci la solita telefonata alla ditta e mi accingevo a descrivere il guasto quando l'interlocutore m'interruppe: "Guardi che io non me ne intendo. E poi, le sto rispondendo da Verona...". Mi feci spiegare l'arcano, mi sembrò una cosa da pazzi che una richiesta d'intervento a Genova dovesse passare dal Veneto. Comunque la squadra arrivò e l'ascensore fu riparato. Da allora sono diventato un patito della formula "Se vuole parlare con un operatore prema quattro": in quella giungla cibernetica una voce umana è sempre un'ancora di salvezza. Chiamata dopo chiamata sono divenuto anche un simpatizzante dei lavoratori del Call Center, gente giovane, mal pagata, precaria e apparentemente senza futuro. Ho anche scritto una poesiola per loro, s'intitola appunto "Call Center": "Al telefono offriamo consulenza/ senza una pausa, senza un'impazienza./ Passiamo le giornate di rimpetto,/ tu hai slacciato un bottone sopra il petto./ Sto promettendo al solito signore/ di fargli riparare l'ascensore;/ mi sorridi, chiedendo a un altro tale/ l'indirizzo ed il codice fiscale./ Vorrei che ci mettessimo un po' insieme,/ ma poi faremmo solo la Bohème./ Hai sentito che ha detto Berlusconi? / E' meglio che tu cerchi tra i ricconi!/ Io resterò davanti alla Tv / con la Bohème ma senza rendez-vous".

1 commento:

isabella ha detto...

Lavoro faticoso ma a volte divertente, a leggere questo "stupidario"

http://www.fuoriditesta.it/umorismo/testi-divertenti/la_dura_vita_dei_call_center.html