mercoledì 16 giugno 2010

Silvano

Sotto il regime ci fu anche una specie di antifascismo involontario, quello di Mario Panzeri, autore di canzonette che la gente collegò ai potenti del momento: così "Maramao perché sei morto" servì da epitaffio di Costanzo Ciano, "Pippo non lo sa" fu ritenuto un ritratto di Starace, "Il tamburo principal della banda d'Affori" sfiorò, addirittura, Mussolini. Proprio a quel "tamburo" è collegato un episodio che il mio caro consuocero Silvano Bardini (scomparso pochi giorni fa) ci raccontò una notte di Capodanno, mentre attendevamo insieme il botto dello spumante. Era successo nel teatro di Pontremoli, dove, dopo l'8 settembre, un gerarca proclamava che la vittoria era ancora possibile, bastava aver fede nel Duce. Su in loggione, ad ogni frase rimbombante, Silvano e i suoi coetanei intonavano: "E' il tamburo principal della banda d'Affori...". Quei giovani formarono poi un gruppo armato che tentò di attendere la fine della guerra rimanendo al paese: i pontremolesi li chiamavano, appunto, "Quelli della banda d'Affori". Le cose andarono male, Silvano sfuggì per un soffio alla fucilazione, subì mille traversie e arrivò stremato al 25 aprile. Si riprese, divenne, con gli anni, il libraio più popolare di Genova, con il suo banco di volumi d'occasione in via XII ottobre. Simpatico, scrupoloso, misurato in ogni gesto e in ogni parola, era riuscito a trasformare in virtù civile la disciplina militare che aveva scandito per anni la sua esistenza.