mercoledì 25 agosto 2010

Il telefono

La nazionale di calcio ai Mondiali ha fatto (inutilmente) ricorso alla "stanza del pensiero"per guarire i suoi mali studiando alla moviola i punti deboli degli avversari. Quel tipo di "Think room" faceva parte del mio mondo quotidiano quando il Decimonono era ancora nel palazzo di De Ferrari. Vi lavoravano i redattori più autorevoli del giornale. Il silenzio regnava sovrano, rotto solamente dallo squillo del telefono, che era collocato sulla scrivania di Nelio Ferrando. Il collega polemizzava ogni giorno, facendo notare che il fatto d'aver il telefono a portata di mano non lo retrocedeva a centralinista di tutti i redattori della stanza: era quindi giusto che anche gli altri andassero a rispondere a turno. Io ero riuscito a conquistare una scrivania nella "Think room" facendo una scambio di ruoli con Beppe Borselli, un brillante toscanaccio che aveva fra l'altro il merito di essere stato un pioniere della critica televisiva. Insediato, incassai occhiate di disapprovazione quando mi misi a scrivere a macchina, turbando il silenzioso scorrere delle biro dei colleghi. Cercando di recuperare posizioni, ebbi un colpo di genio: cominciai ad alzarmi sistematicamente per rispondere ad ogni squillo del telefono. Da quel momento fui cooptato nel gruppo: avevo, è vero, portato il rumore nella "stanza del pensiero", ma vi avevo anche realizzato la "pax telefonica".

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