giovedì 5 agosto 2010

L'acqua

I gruppi contrari alla privatizzazione dell'acqua potabile hanno raccolto un milione di firme di protesta. Non sanno però che, più di un secolo fa, furono proprio le società private a portare, nelle città in espansione, acqua sufficiente alle necessità. A Genova agivano l'acquedotto De Ferrari Galliera e l'acquedotto Nicolay. Il sistema era quello dello "spandente", oggi ancora in uso nel centro storico: l'acqua saliva, con pressione naturale, fino ai tetti delle case, poi discendeva, riempiendo i serbatoi degli alloggi. Il liquido in eccesso finiva nelle fognature. Si pagava "a grano", cioè in base alla larghezza del foro che collegava il tubo del caseggiato alla condotta principale. Gli acquedotti di Genova erano popolarissimi, nel bene e nel male; ci si inventavano anche delle barzellette: "Pierino, dove sbocca lo Scrivia?" "Nelle cucine di Genova, signor maestro". Una volta il celebre giornalista Gandolin, che si vantava di saper fare qualsiasi rima, fu sfidato da un amico: "Fammi una rima con tramway, ma che ci sia la ipsilon finale!". Detto, fatto, Gandolin scrisse: "E la bella donna Livia se ne andava sul tramway, come l'acqua dello Scrivia dentro a un tubo Nicolay". Il distico ebbe un tale successo che, per anni, i cronisti del Decimonono lo usarono come "incomincio" dei loro articoli dedicati all'acqua e agli acquedotti.

1 commento:

Unknown ha detto...

Beh, meravigliosa la rima! Non ci sono più i poeti (e i giornalsiti) di una volta...
Clod