sabato 16 aprile 2011

La bomba

Il dilemma italiano del giorno è: bombardare o non bombardare Gheddafi? Il ministro Frattini ha molti più dubbi di quanti ne ebbe, cent'anni fa, l'aviatore Giulio Gavotti che inventò, proprio in Libia, il bombardamento aereo. Gavotti, che era genovese, fece tutto di testa sua: caricò sull'aereo quattro bombette, poi, giunto sull'obiettivo, tirò fuori dal suo involucro un detonatore, se lo mise in bocca per liberarsi la mano, prese una delle bombe e riuscì a montare il detonatore sull'ordigno sempre con una mano, perché con l'altra doveva governare l'apparecchio; infine strappò con i denti la sbarretta metallica adibita a sicura e buttò fuori la bomba, che arrivò a destinazione e scoppiò. Seguirono gli altri tre proiettili. Di fronte a un'acrobazia del genere occorre ammettere che Gavotti aveva proprio una gran voglia di fare quel bombardamento e agì senza preoccuparsi dei rischi. Un altro esempio? Nel 1825 Giorgio Mameli, padre di Goffredo, andò con un'imbarcazione e un po' di marinai fin dentro al porto di Tripoli e incendiò una nave del bey. Tutto questo per fargli capire che i trattati andavano rispettati. Erano dei pazzi loro o sbagliamo noi ad essere dei tentennoni? Io credo, più semplicemente, che siamo gente di epoche diverse. Lo choc del fungo atomico ci ha cambiato per sempre la testa.

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