venerdì 15 luglio 2011

Ciclisti

Il ciclismo visto in Tv è uno spettacolo impagabile: non mi perdo una tappa, sia del Giro sia del Tour e ogni volta rimpiango di non essere mai stato, come giornalista, al seguito delle grandi carovane. Sul teleschermo si vede moltissimo, ma anche il resto, una gran mescolanza di urla, imprecazioni, vesciche, sangue, sudore, linimenti varrebbe la pena di essere vissuto, se non altro come metafora della vita di trincea. Di questa babele delle due ruote mi parlava spesso, al Decimonono, un collega, Franco Rubino, che aveva alle spalle un numero altissimo di partecipazioni al Giro d'Italia, come inviato speciale. Era un racconto giocoso, ironico, di quelli che solamente gli spezzini sanno mettere insieme: lasciati da parte i grandi campioni, emergevano le vicende minime dei gregari, proletari del manubrio. Poi Rubino descriveva i piccoli concorsi che venivano organizzati a beneficio dei giornalisti: premi senza pretese a chi risolveva quiz sul ciclismo. Erano proprio garette, ma anche il principe degli inviati, Adriano De Zan, si faceva in quattro per vincerle. Invano, perché veniva quasi sempre superato da Rubino. Ora De Zan è un simpatico ricordo, mentre Rubino, in pensione, passa l'estate a Bocca di Magra. Che fa? Colleziona edizioni dei libri di Woodhouse. Valli a capire, gli spezzini.

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