giovedì 21 luglio 2011

Un giallo

Si è sparato Mario Cal, braccio destro di don Verzé al "San Raffaele" di Milano, il colossale centro medico e culturale finito in prima pagina per un miliardario buco di bilancio. Sono cominciate le dietrologie, tutti a chiedersi il perché di quel suicidio. Secondo me, una spiegazione potrebbe essere questa: Cal, ex corridore ciclista ed ex manager di ciclisti, amava profondamente quello sport; è pertanto probabile che l'altro pomeriggio avesse seguito, come tantissimi italiani, la telecronaca di una tappa pirenaica del Tour de France. Durante la trasmissione un telecronista aveva rievocato la figura di Luis Ocana, re delle salite, citando anche la fine del ciclista, suicida a 49 anni con un colpo di pistola dopo aver ricevuto una diagnosi infausta. Nel racconto era stato anche ricordato che Ocana aveva disposto che le sue ceneri fossero sparse lungo i due versanti dei Pirenei. La rievocazione del telecronista mi aveva fatto venire la pelle d'oca; immagino che altrettanto sia successo a Mario Cal, se l'ha ascoltata. Se poi sia stata quella scintilla a provocare il fatale incendio nella mente del manager forse non si saprà mai. Rimane comunque valido, secondo me, l'insegnamento dei giornalisti di un tempo: "Evitare il più possibile di riferire casi di suicidio, sono gesti privati e, per di più, contagiosi".

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