sabato 21 luglio 2012

Borsa Nera

La gogna mediatica che oggi tocca agli evasori fiscali, ai tempi della seconda guerra mondiale era riservata a coloro che praticavano la Borsa Nera, che consisteva nel vendere sottobanco alimenti sottratti alla ferree leggi del razionamento. I borsari neri (nome ispirato dal Corsaro Nero di Salgari) viaggiavano per lo più sui treni, allora composti da carri bestiame; nelle stazioni gli agenti fingevano di non vedere i loro enormi fagotti; dopo tutto quel commercio aiutava la gente a non morire di fame. Sui  carri  bestiame viaggiavo spesso anch'io, con la mia famiglia e con una borsa di pelle nera che conteneva i pochi preziosi di casa. Ogni tanto mia madre, preoccupata, ci chiedeva: "Avete preso la borsa nera?". La domanda suscitava reazioni stizzite dei contrabbandieri, che sibilavano "Stai zitta, vuoi farci arrestare?". L'equivoco finì quando i preziosi furono venduti ed io mi trovai due enormi buchi nelle suole. A quel punto andammo da un parente, Pirèn Illari, che fabbricava scarpe ma aveva la sua piccola industria ferma per mancanza di pelli: la borsa si trasformò in un paio di scarpe nuove per me.  A scanso di consumi eccessivi, le suole erano ricoperte di bullette: quando entravo in chiesa facevo tanto di quel rumore che il prete all'altare si voltava per vedere se erano arrivati i tedeschi.

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