mercoledì 19 settembre 2012

Sbragi

Di tutti, quando è il momento, si può dire "E' andato in cielo". E' una frase consolatoria, che però questa volta mi sembra non utilizzabile: devo infatti citare la scomparsa, a 91 anni, di Fioravante Sbragi, che in cielo ci andava tutti i giorni, da tempo immemorabile, come pilota di piccoli aerei. A Genova tutti ricordano quella volta che fece, via radio, un corso accelerato di atterraggio ai passeggeri di un velivolo il cui pilota si era sentito male. Quando le ruote toccarono finalmente la pista, chi assisteva dovette recuperare il cuore dai calcagni. Sbragi era sempre pronto a saltare sull'aereo, bastava dargli una telefonata. Nel 1965 lo chiamò il mio collega Zamorani: "Comandante, la "Raffaello" ha avuto un incendio in Atlantico, pare che stia rientrando a Genova, ma alla società Italia non vogliono darci altre notizie. Che dice, andiamo a dare un'occhiata?". "Andiamo" rispose Sbragi. Partirono con l'aeroplanino, fecero il Mediterraneo, superarono Gibilterra e finalmente videro il transatlantico che stava ritornando: la scia asimmetrica non lasciava dubbi, la nave  procedeva con un solo propulsore. Almeno quella volta, le cortine fumogene che la società di navigazione era solita stendere sui propri guai svanirono: le aveva spazzate via l'elica di Sbragi.      

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