sabato 11 maggio 2013

Andreotti

La commemorazione di Andreotti (pagine e pagine di giornali, video interminabili) mi è sembrata, a dir poco, contraddittoria: troppe parole per sostenere, in tanti, la stessa cosa che mio nonno Filippo diceva, con sprezzante concisione, quando decedeva uno dei suoi nemici: "A l'era 'na carogna, da viv e da mort". Per un Andreotti trapassato con l'opprimente sudario di una simile nomea, la misura giusta poteva essere una frase in fine di telegiornale. Il di più mi è sembrato un inutile esercizio di allusioni, sogghigni e anche polemica contro i soliti bersagli vivi. Si obietterà che Andreotti fu a lungo protagonista della politica italiana: allora era forse il caso di commemorarlo in altro modo, senza dilungarsi, quasi esclusivamente, sulle pulci nella criniera d'un cavallo di razza. Della Prima Repubblica che vide il fulgore andreottiano io ricordo due cose che rimpiango, l'esenzione ventennale dalle imposte per le case di nuova costruzione e l'emissione di Buoni del Tesoro novennali al portatore, con l'interesse del cinque per cento. Del trapasso dell'altro giorno mi ha colpito il rosario tra le dita del morto. Forse i conclamati Misteri del Divo Giulio erano quelli da recitare sui grani più importanti della coroncina, subito dopo le dieci Ave Maria e prima del Pater.

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