giovedì 23 maggio 2013

Lo scoglio

Mi ha colpito in modo particolare la notizia secondo la quale lo scoglio che ha squarciato la chiglia della "Costa Concordia" ed è rimasto infisso tra le lamiere sarà "restituito" all'insidiosa secca del Giglio che tradì capitan Schettino. La decisione rappresenta il non plus ultra dello spirito ambientalistico prevalente nel mondo d'oggi e risalta ancor più se messa a confronto con quanto accadde nel 1887, quando un'altra nave passeggeri, l'"Umberto I", sfiorando un'altra isola,  Ventotene, entrò in collisione con un altro scoglio e vi rimase incastrata. Per fortuna la nave non aveva viaggiatori a bordo, andava ad imbarcarli a Napoli. Da Genova partirono immediati soccorsi e un bravo capitano d'armamento, che si chiamava Brizzolesi, con l'aiuto della marea e del traino di tre navi, riuscì a liberare l'"Umberto I" e a ripararlo. Dalla chiglia fu estratto uno scoglio di tre quintali che non venne restituito al mare, ma fu portato a Genova dove, munito di iscrizione commemorativa, rimase esposto nella sede della società di navigazione. Questo avveniva quando chi andava per mare pensava di sfidare una natura ostile, di vincerla e di farsene un trofeo. Oggi la natura è rimasta quella di allora, ma l'uomo non la sfida più, anzi, la idolatra.

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