martedì 4 giugno 2013

Franca Rame

Sfogliando il volume sulla storia del Decimonono, ho trovato la data del mio emozionante incontro con Franca Rame: era il 18 aprile del 1973, giorno della sentenza del Tribunale di Genova contro la "banda 22 ottobre", un gruppo di semidisperati che dovevano rispondere di un omicidio per rapina e di un sequestro di persona; il tutto per finalità "rivoluzionarie". Quasi brigatisti ante litteram, insomma. Dopo la severa sentenza, centinaia di persone che avevano assistito alle udienze del lungo  processo sottoponendosi alla trascrizione dei documenti d'identità, a perquisizioni, a riprese filmate, uscirono dal salone di Palazzo Ducale e si riversarono in piazza De Ferrari, gridando contro i giudici. Fu a quel punto che un po' più in là, vicino alla chiesa del Gesù, vidi  Franca Rame, anche lei uscita, come me, dal palazzo.  Sembrava in procinto di svenire: pallidissima in  volto, con le labbra tremanti, mormorava parole dure almeno quanto lo era stata la sentenza. La sorreggeva un giovane, forse un attore della sua compagnia. Nessun altro intorno a lei, non c'erano giornalisti con il taccuino o fotografi: era lo sfogo sincero di una donna - una bellissima donna - che viveva le sue convinzioni fino a somatizzarle, fino allo svenimento. Penso a lei con rispetto.

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