giovedì 16 luglio 2009

La firma

Abbiamo letto sui giornali che Elio Letizia, padre di Noemi, ha usufruito della prescrizione per tirarsi fuori da un processo per bustarelle. Una faccenda da molti milioni di lire, secondo l'accusa. I fatti risalivano al 1993, quando il Letizia lavorava presso l'assessorato all'Annona di Napoli e si occupava del rilascio di licenze di commercio. Sarebbe una storia poco interessante, se non ricalcasse una vicenda accaduta a Napoli, nell'Ottocento, a un funzionario del regno borbonico che aveva lo stesso incarico di Letizia. Il pubblico dipendente, chiesta udienza a re Franceschiello, si era umilmente lamentato con il sovrano per la pochezza del proprio stipendio: "Dopo tutto - aveva aggiunto - ho un ruolo non secondario nell'amministrazione del Regno, io sono quello che firma le licenze di commercio". "E tu non firmare" gli consigliò il re, congedandolo. L'impiegato mangiò la foglia e mise a frutto il suggerimento. Mesi dopo, Franceschiello, mentre passava in carrozza per il centro di Napoli, vide un magnifico tiro a quattro che superava in fasto il cocchio reale: incuriosito si sporse dal finestrino e riconobbe nell'elegante passeggero l'addetto alle licenze di commercio. Allora gli gridò: "Firma, firma, o ti mando a Gaeta!" cioè in galera. Evidentemente Franceschiello considerava illecito non il furto, ma l'eccesso di refurtiva. E i Franceschielli di oggi, come la pensano?

1 commento:

Unknown ha detto...

Meravigliosa!!!
Sarà banale dirlo, ma in Italia non cambia mai nulla...