venerdì 3 luglio 2009

Il bacio

Vedere per strada innamorati che si baciano è ormai un fatto usuale. Negli anni Cinquanta, invece, ancora non conveniva: c'era l'infrazione legale e, inoltre, le ragazze temevano di essere viste da qualcuno che le conosceva. Così ci si rifugiava nei cinema, nei portoni, magari negli ascensori. Non mancava, però, chi sfidava più apertamente leggi e convenzioni. Capitò che una coppietta ebbe l'audacia di baciarsi sulla spiaggia proprio davanti a un tizio che stava prendendo il sole: che sfortuna, era un pretore. Identificazione, denuncia, processo, condanna a un'ammenda. Il tutto fu puntualmente riferito dal cronista giudiziario del "Lavoro", Giuseppe Gino Martini, che scrisse un resoconto assolutamente neutro ma poi scese in tipografia e si mise d'accordo con il linotipista incaricato di comporre quelle righe: "Qui dove c'è la erre ci metti invece una enne, capito?". Così il giorno dopo i lettori del "Lavoro" poterono leggere: "Al termine del breve dibattimento il pretone ha condannato i due fidanzati a un'ammenda". Apriti cielo, il magistrato s'infuriò e minacciò un procedimento; ma il direttore del giornale, presentandosi con il rotolo degli originali degli articoli, potè dimostrare, carta alla mano, che Martini aveva scritto pretore e non pretone. Nessuna ingiuria, quindi, ma solo uno sfortunato incidente. Proprio come quello del bacio davanti al giudice.

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