domenica 6 dicembre 2009
Bienvenido
Andavo qualche volta nella chiesa di Santa Caterina Fieschi per rivedere la sontuosa urna della nobildonna genovese salita all'onore degli altari. Vi sono ritornato venerdì scorso per la Messa di trigesimo d'un amico tragicamente perduto e ho assistito a una celebrazione eucaristica colma di preghiere e di inni in lingua spagnola: nel tempio si riunisce infatti la comunità equadoriana di Genova. Ho ascoltato suppliche e invocazioni che parlavano di solitudine, di sofferenza e ho intuito che i canti, più che glorificare il Signore, davano un po' di speranza, di serenità. Socchiudendo gli occhi, immaginavo di trovarmi in una di quelle missioni d'Oltreoceano, bianche di calce, che vediamo nei film; mi aspettavo che dal portale entrassero il Buono, il Brutto e il Cattivo. A me, che conosco Santa Caterina da una vita, il frate celebrante ha detto "Bienvenido hermano", come se fossi un neofita. Non mi sono adombrato, mi stavo crucciando al pensiero delle nostre chiese ormai deserte, sentivo di amare questo tempio gremito di ragazze minute e brune che cantavano il Pater Noster facendo una catena di braccia. Ho capito che ogni epoca finisce e che le sovrapposizioni di popoli sono fatali. E ho anche pensato: quando la Patria si allontana, il tuo Dio ti segue ovunque.
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