venerdì 23 aprile 2010

Il duello

Un tempo (parlo dell'Ottocento) fare il giornalista significava anche dover rendere conto dei propri articoli impugnando la spada. E' celebre il duello che segnò la fine di Felice Cavallotti per mano di Ferruccio Macola: uno scontro che cambiò il destino della politica italiana togliendo dalla scena un grande e amatissimo leader della sinistra. Le sfide proseguirono, in tono minore, anche nel secolo successivo: il vecchio direttore del "Secolo XIX", Umberto Vittorio Cavassa, mi raccontava che da giovane faceva un'ora di sala d'armi al giorno, per essere pronto a scendere sul terreno in caso di controversia cavalleresca. Era un'usanza barbarica? Probabilmente sì. La buttò addirittura in ridere Edoardo Ferravilla, nel suo impagabile "Duel del sciur Panera", in cui lo sfidato diceva all'avversario: "Ma se lei continua a muoversi, come faccio a infilzarla?". Sta di fatto che il duello semplificava molto le cose. Ora che non c'è più, abbiamo assistito al grande bailamme della direzione del PDL, alimentato, a quanto pare, anche da articoli del "Giornale" e di "Libero" sulla compagna del Presidente della Camera. Un Fini dei tempi andati avrebbe mandato i padrini a Feltri o a Belpietro e tutto sarebbe finito al mattino presto dietro al convento delle Carmelitane scalze: una feritina al braccio, una riconciliazione d'obbligo. Anche la signora sarebbe stata più contenta.

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