lunedì 17 maggio 2010

Il salto

Com'è ovvio, il Presidente Napolitano legge nelle cerimonie testi preparati dal suo staff e da lui opportunamente ritoccati. In occasione di un recentissimo discorso, per polemizzare con chi sogna la secessione, ha usato un'immagine non molto fortunata, quella del "salto nel buio". Era dal 1946 che non la sentivo, la ripetevano ossessivamente i monarchici per cercare di scongiurare la nascita della Repubblica con il referendum. Quando l'ho riascoltata, ho ripensato a quei giorni lontani, alle roventi polemiche contro il ministro dell'Interno, Romita, accusato d'aver infilato nelle urne un milione di schede contrarie alla permanenza di Casa Savoia. I delusi cantavano "Chiudi gli occhi Romita" sull'aria della popolare canzone dedicata a Rosita. Lui, Romita, se ne infischiava e non badava neppure alle satire sulla sua bassa statura, che, nella città d'origine, Tortona, gli era valsa il soprannome di Romitei (Romitino). Da giovane, il futuro ministro aveva corteggiato invano una sorella di mio padre, Carolina, che poi preferì un cugino, Silvio. Chissà, se la zia avesse accettato di sposare Romitei, avrei avuto un potente protettore, avrei potuto fare carriera a Roma, entrare in politica. Invece sono rimasto qui a centellinarmi le ultime delusioni: pensate un po', non sono neppure entrato nella lista di Anemone.

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