martedì 11 maggio 2010

L'invito

L'esplosione d'ira che ha travolto i freni di d'Alema a "Ballarò" sembra destinata a fare epoca. Ho già rivisto la registrazione in tre programmi Tv diversi, naturalmente con differenti interpretazioni. E' stata di sicuro un "apax", come dicono i filologi per classificare un'espressione che nei testi antichi s'incontra una sola volta: nessuno - ritengo - oserà ripetere davanti alle telecamere il liberatorio "Vada a farsi fottere" del leader Pd. E' peraltro da mettere in preventivo, in uno dei prossimi dibattiti, il ricorso all'allusione da parte di qualche contendente messo alle strette; a un tipo castigato come Bondi, per esempio, riuscirebbe naturale dire a un contraddittore: "Se permette, le faccio un invito dalemiano". Comunque sia, l'iracondo leader rischia di passare ai posteri portandosi appiccicata addosso quella frasetta. Perderà l'imbarazzante fardello solamente nei testi scolastici: infatti nessun professore del Tremila inviterà gli studenti a ricordare cosa disse D'Alema a Ballarò, per lo stesso motivo per il quale oggi non s'insegna ciò che gridò Cambronne a Waterloo. Il più citato nelle aule future sarà ancora Garibaldi, con il suo telegrafico "Obbedisco". A dire la verità, poco prima era sbottato anche lui come D'Alema, ma fece in tempo a correggersi. Non c'era ancora la diretta Tv.

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