martedì 23 novembre 2010

Vignettisti

La vignetta quotidiana è l'ammazzacaffè del giornale. Sotto il profilo politico l'autore deve essere in sintonia con il direttore del momento, ma può anche deviare un po' dalla rotta se la battuta è particolarmente felice. Fisicamente, i vignettisti si assomigliano un po' tutti: hanno espressioni da funerale, come se il prodotto del loro ingegno fosse una sanguisuga di buonumore. Il solo autore che abbia visto ridere mentre lavorava si chiamava Rino d'Anna e fu per molti anni illustratore del Decimonono. Dopo di lui vennero i fratelli Origone, detti "il braccio e la mente". Uno trovava la battuta, l'altro la sceneggiava. Talvolta si mettevano all'opera in redazione: il "pensatore" si aggirava con la faccia feroce e le mani dietro alla schiena; l'altro, serafico, preparava con la matita il fumetto ancora in bianco. Erano la mia consolazione, mai un ritardo nella consegna. Tutt'altra musica con Vauro che, nel breve periodo della sua collaborazione, fu per noi un vero incubo. Ogni sera occorreva fargli due o tre telefonate per sollecitarlo e la risposta era sempre la stessa: "Che vuoi che m'importi, io devo pensare...!". Quando lo vedo arrivare da Santoro con una ventina di vignette, fresche di giornata e fulminanti, mi chiedo se allora ci prendesse in giro o se, adesso, sia stato Berlusconi a scatenargli la vena umoristica.

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