sabato 11 dicembre 2010

Croce Rossa

Domenica scorsa "Report" di Milena Gabanelli ha "sparato" sulla Croce Rossa presentandola come un carrozzone dalle attività poco limpide. Non so se darle ragione o torto, le mie informazioni sul tema risalgono all'inizio del secolo scorso, quando mio nonno paterno, Filippo, capitano revisore della CRI, passò i guai suoi per far fronte agli impegni assistenziali dovuti alla guerra '15-'18. In quel periodo il capitano Filippo doveva amministrare l'ospedale militare di Tortona senza tralasciare però i suoi compiti di professore di matematica e scienze in un istituto tecnico. Il tutto si risolveva in affannose corse tra scuola e ospedale. Per lui non c'era comprensione: il giornale della Curia trovava ogni pretesto per criticare la sua gestione della CRI, il preside dell'istituto l'attendeva sul portone con l'orologio in mano e gli faceva rapporto a ogni ritardo. Se la cavò a stento finché durò la guerra, poi il ritorno della pace cancellò ogni remora, anche se l'ospedale continuava a ospitare feriti. Così il ritardatario professor Filippo fu trasferito per punizione a Bobbio. Ripeto, non so se la Gabanelli abbia torto o ragione, posso solamente dire, per esperienza familiare, che l'usanza di "sparare" sulla Croce Rossa ha radici antiche, almeno quanto le spalline di mio nonno, dorate e con la croce a smalto, che conservo religiosamente.

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