venerdì 17 dicembre 2010

Quel nome

Ritornando a Monicelli e al suo film sul Medioevo ambientato nella Maremma laziale, occorre aggiungere che il regista azzeccò in pieno anche il "battesimo" del protagonista: "Lo meo nome est Brancaleone da Norcia!" declamava Gassman in latino maccheronico; e mai denominazione poté riempire di più la bocca d'uno scalcinato cavaliere. Era come il "laonde" caro ai bolognesi. Di dove fosse venuto quel nome non si sa, ma io ho un' idea in proposito. Negli anni Sessanta, quando fu progettato e girato il film, operava tra Vulci e Tarquinia un tal geometra Franco Brancaleoni, milanese, intento a sperimentare, per conto della fondazione Lerici, nuovi metodi di ricerca archeologica. L'attrezzatissimo tecnico misurava la "resistività del terreno", lanciando onde elettriche lungo una fila di picchetti piantati nel suolo: le anomalie nei grafici ricavati indicavano muri sepolti. Altro strumento di Brancaleoni era un periscopio rovesciato, che s'infilava nei fori praticati da una trivella e permetteva di esplorare le tombe etrusche senza scavarle. A Tarquinia ne furono controllate a migliaia e scoperte parecchie di quelle dipinte. Sul posto i curiosi non mancavano mai e penso che anche la "troupe" del film fosse della partita. Insomma, forse Brancaleone, in origine, era un geometra-archeologo meneghino.

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