domenica 16 gennaio 2011

La Fiat

Quarant'anni fa, nel giugno del 1970, ero anch'io ai cancelli della Fiat Mirafiori durante una delle crisi cicliche del colosso. Inviato a Torino per una serie di articoli, avevo già preso contatto con le ali estreme del conflitto, il capo del personale dell'azienda e un leader di "Lotta Continua", il movimento che soffiava sul fuoco delle rivendicazioni. Due colloqui, due delusioni: il manager Fiat aveva preteso che all'intervista assistesse un testimone di sua fiducia, dicendo di temere che gli attribuissi frasi mai dette; nel campo avverso il "big" rivoluzionario mi aveva chiesto trentamila lire per una dichiarazione: in cambio del pagamento mi garantiva che non avrebbe fatto reclami qualora - come prevedeva - avessi stravolto il suo pensiero. Rifiutai e me ne andai. In conclusione, ero ai cancelli deluso e triste come un cane bagnato. Mi chiarì la situazione, con poche centrate parole, un operaio che usciva: "Guardi, se la Fiat fa un investimento, non lo fa certo per migliorare le mie condizioni di lavoro...". Era la certificazione di una disamore totale tra le parti. Ripensandoci, mi viene da collegare alle vicende di allora e di oggi una celebre frase di Gianni Agnelli: "Innamorarsi? E' roba da cameriere!". Così mi coglie un dubbio paradossale: ma gli Agnelli si saranno mai innamorati davvero delle loro fabbriche?

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