giovedì 3 febbraio 2011

Il quadro

Incontravo il vigile Tonietto, ormai in pensione, alla fiera genovese di Sant'Agata e nelle botteghe di rigattiere. Cercavamo quadri e spesso lui mi bruciava sul filo degli acquisti. Quando era ancora in servizio, Tonietto godeva di una popolarità indiscussa: dirigeva il traffico in piazza della Zecca muovendosi solennemente su una pedana di legno; la mole fisica, l'incerata antipioggia e i baffoni bianchi, a manubrio, lo facevano sembrare un monumento vivente. In casa sua, l'amico vigile aveva due cose che suscitavano la mia invidia: una pianola a rulli e un dipinto del Novecento che raffigurava lo studio di uno scultore. Avevo chiesto di acquistare quel quadro, ma la cifra da pagare -125mila lire - mi era sembrata eccessiva. La trattativa andò avanti a lungo, senza esito. Poi, un giorno, mi telefonò la moglie di Tonietto: "Mio marito, purtroppo, è mancato. Prima di morire mi ha detto: "Sai, quel quadro con lo studio da scultore, dàllo a Paglieri da parte mia". Per questo le ho telefonato". Ringraziai commosso, ma dissi che non mi sembrava giusto prendere il dipinto gratis; volevo pagarlo. "Certamente - mi rispose la signora- mio marito mi ha detto di farmi dare 125mila lire e di non farle sconti". Sborsai senza fiatare. Diavolo di un vigile, anche da moribondo era rimasto inflessibile come ai tempi in cui tirava fuori il blocchetto delle multe.

Nessun commento: