giovedì 17 marzo 2011

Il Centenario

Oggi, 17 marzo, è giornata di festa nazionale per commemorare i 150 anni dell'Unità d'Italia. Le scuole sono chiuse. Nel 1961, ricorrenza del Centenario, non fecero, invece, vacanza. Me lo ricordo bene, perché in quell'anno insegnavo lettere nella scuola media di Canino, un piccolo centro del Viterbese. Il 17 marzo del '61, dunque, facemmo lezione fino alle undici, poi ordinammo in corteo gli allievi e andammo in cima al paese, a portare dei fiori a un monumentino dedicato ai Caduti della prima guerra mondiale. Ero incaricato di fare il discorso ufficiale e temevo di non sapermela cavare: quel territorio era stato feudo del "Papa Re", poi del principe Luciano Bonaparte fratello di Napoleone, poi del principe Torlonia; neppure la nascita dell'Ente Maremma aveva riscattato i popolani da una condizione di misero bracciantato. Parlare ai loro figli di una grande e generosa Madre Patria non mi sembrava il caso, non mi avrebbero capito. Parlai allora dei morti in guerra, li descrissi come dei giovani che erano andati nelle trincee per dovere, accantonando i loro sogni: c'era chi voleva fare il cantante, chi il pittore, chi vinceva in bicicletta, chi era un grande centravanti. Persone reali, non statue. I ragazzi mi ascoltarono con attenzione, poi ritornarono a scuola in silenzio. Fu una giornata utile, credo.

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