venerdì 3 giugno 2011

Il sogno

Giovanni Giudici era al "top" tra i poeti italiani, pubblicava versi da Mondadori, non so se mi spiego. Viveva alle Grazie, un borgo marinaro presso La Spezia. Se n'è andato l'altro giorno, a 86 anni. Lo conoscevo in modo indiretto, faceva parte di un trio immaginario che dava un po' d'incanto alle notti passate al giornale, in attesa della seconda edizione da curare con nuove notizie, correzioni e aggiornamenti. In quelle ore il mio capocronista, Pietro Ferro, anche lui delle Grazie e cugino del poeta, ci raccontava i suoi progetti per il tempo della pensione, non molto lontano: "Il mio amico Baraca mi ha tirato a lucido la barca; le reti e il bolentino sono a posto. Andremo a sàraghi e a occhiate, lasceremo perdere le acciughe. E porteremo con noi Giovanni Giudici con un buon libro. Ve l'immaginate, una lettura dantesca con il sole a picco sul canale della Palmaria, di fronte a Portovenere, con Lerici laggiù e il Tino un po' nascosto...". Socchiudevamo gli occhi e ci immaginavamo anche noi nel Golfo dei Poeti, magari a recitare: "Guido i' vorrei che tu, Lapo ed io...". Poi, una sera, Pietro, con le lacrime agli occhi, mormorò: "Baraca è morto. Il sogno è finito". Forse anche per questo non durò molto, dopo la pensione. Ora è scomparso pure Giudici. Ma la Palmaria è là, a far nascere altri sogni.

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