giovedì 24 novembre 2011

La cultura

Al tempo del ginnasio. cominciai a frequentare il cinema Cristallo di piazza della Zecca: aveva prezzi abbordabili, film di seconda visione, poltroncine senza parassiti. Novità assoluta, la pubblicità, rappresentata da un intrattenitore che, nell'intervallo del film, metteva in palio tra gli spettatori pacchi di pasta e biglietti omaggio, destinati a chi sapeva rispondere a domande di cultura generale. Era una versione molto casalinga del "Botta e risposta" che aveva moltiplicato gli ascolti alla radio e portato alle stelle la popolarità del conduttore Silvio Gigli. In quei tempi ancora ingenui, si rideva a crepapelle se il presentatore inventava il "color singhiozzo di pesce" per descrivere la cravatta di un concorrente. Al "Cristallo", mentre le domande fioccavano, mi resi conto di essere in grado di rispondere a quasi tutte; così imparai ad alzare la mano fulmineamente per fare bottino. Ogni pomeriggio, quindi, rientravo a casa con i miei bravi pacchi di pasta e il biglietto per il giorno dopo. Il successo mi diede da pensare: se, ragionai, la cultura mi consentiva di sfamarmi e di divertirmi gratis, tutto ciò avrebbe potuto far parte di una scelta di vita. Per la verità, avevo già in mente di iscrivermi alla facoltà di Lettere, posso però dire che quei pacchi di pasta ebbero il potere di rassicurarmi sul mio futuro.

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