domenica 6 novembre 2011

L'alluvione

A Genova è ritornata l'alluvione quarantennale, con un solo anno di ritardo sulla precedente del 1970. Mio figlio Vittorio e mio nipote Edoardo hanno messo in salvo i cento automezzi del loro salone portandoli sul tetto di un capannone, al riparo dalle furie del Bisagno. Hanno lottato contro il tempo, bagnati fradici e con la morte per annegamento in agguato a pochi metri. A Genova, per lavorare, si deve rischiare anche la pelle. Quando c'è stato il quarantesimo anniversario della precedente alluvione, ho scritto un intero inserto del "Secolo XIX" per raccontare che cosa era accaduto allora e perché era successo. Ho ricordato che gli esperti avevano individuato sotto il ponte della ferrovia il punto critico in cui il Bisagno s'ingolfava e diventava una diga mortale. Per tutta risposta i soloni del Comune hanno fatto lavori di allargamento del letto a valle di quel tappo, spendendo centinaia di milioni: hanno messo il rossetto a un morto. Stavolta l'acqua non è venuta giù dalle colline e non ha gonfiato il Bisagno attraverso gli affluenti: è caduta in centro città ma il Bisagno non l'ha accolta, forse perché era troppa, forse perché le condotte di scarico erano ostruite. A cause differenti, effetti uguali: gente affogata, automezzi e negozi distrutti. A Bangkok succede lo stesso: potremmo proporre un gemellaggio.

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