mercoledì 30 novembre 2011

Fotografi

Anche ai miei tempi i fotografi che lavoravano con i giornali sembravano pirati moderni: gente ossessionata dalla voglia di fare lo "scoop", di scattare foto a costo di farsi insultare, percuotere e anche arrestare. Quando fu assassinato Guido Rossa, uno di loro fece un chilometro nelle fogne per raggiungere il punto dell'attentato a dispetto dei posti di blocco. Poche le eccezioni: il mio caro amico Dario Moretti, di recente scomparso, coltivava uno spirito francescano; andava sul teatro di una tragedia e magari si metteva a consolare i superstiti. Poi ritornava con le lacrime agli occhi a raccontarci tutto e solo a quel punto si accorgeva di essersi dimenticato di fare le fotografie. Di tutt'altra pasta un vero artista dell'obiettivo, Nàzzaro. faccia di pietra, un incursore da film: con lui ebbi un incontro ravvicinato ai tempi in cui le BR sparavano ai giornalisti. Arrivò in redazione, si mise comodo su una sedia, davanti alla mia scrivania, poi cominciò a scattarmi foto. Al primo accenno di protesta mi disse: "Lavora tranquillo, non badare a me, se no mi guardi in macchina...". Replicai: "Ma che stai combinando, mi prepari la lapide?". Mi fissò gelidamente: "Non vorrai mica finire sui giornali con la fotografia della carta d'identità!". Per lui non ero più un amico, ero un'istantanea da tenere pronta.

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