lunedì 31 ottobre 2011

Quintiliano

Il nostro cervello ha delle ampie pieghe in cui si nascondono, magari per decenni, ricordi mai più rivangati. Basta però un piccola scintilla per farli scaturire dal buio, così come facevano i "babau" quando scattava il coperchio della scatoletta di legno. Il mio "babau" è uscito dall'oblio l'altro giorno, mentre leggevo il "Corriere della sera": un esperto di problemi scolastici affermava che il modo d'insegnare nel modo giusto e con i giusti toni era già noto, nel primo secolo dopo Cristo, attraverso la descrizione che ne aveva fatto Marco Fabio Quintiliano, autore dell'"Institutio oratoria". Sono rimasto sbalordito, sia perché, pur consultando quasi quotidianamente i testi latini, non m'imbattevo in Quintiliano da almeno mezzo secolo, sia in quanto, nella mia gioventù, avevo avuto una frequentazione quotidiana, per la durata di cinque anni, con il medesimo autore. Nulla di libresco, anzi, tutt'altro: entrando e uscendo dal liceo Colombo leggevo ogni giorno, sul muro di fronte al portone, una scritta a grandi lettere rosse: "Abbasso Quintiliano fottuto e porco". Per cinque anni mi ero chiesto la ragione di tanta ostilità: un compito in classe sbagliato? Un'interrogazione andata male? Cerco ancor oggi la risposta. Intanto però ho imparato dal "Corriere" che quegli insulti erano immeritati.

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