mercoledì 19 ottobre 2011

Follie

Mi è arrivata una raccomandata dell'Agenzia del territorio, ossia del Catasto; sulla busta è stampato, a uso dell'incaricato del recapito, l'elenco delle persone alle quali, in assenza del destinatario, il plico può essere lasciato: parenti, portinaio, coinquilini e via dicendo "purché il consegnatario non sia manifestamente affetto da malattia mentale". Evidentemente l'Agenzia mette in conto che, ad aprire la porta, possa essere un tizio con lo scolapasta in testa e una spada di legno in pugno. E' un bel modo di sdrammatizzare gli effetti della legge Basaglia, limitando le precauzioni al divieto di consegna delle raccomandate. Anche questa prescrizione può entrare a buon diritto nell'immensa letteratura sui folli, fatta al novanta per cento da storie umoristiche, in gran parte inventate, ma non tutte. Ne ricordo una vera del paese di mia madre: un illustre psichiatra di Fiorenzuola d'Arda invitò il gran gerarca Italo Balbo, suo amico, a visitare il manicomio che dirigeva (in Emilia l'ospedale psichiatrico è chiamato "I Pavlòt", i Paolotti). Durante il giro nei reparti il medico si rivolse a un degente: "Com vala?" (Come va?). L'ammalato rispose: "Malet ti e chi t'ha dat la laurea!" (Accidenti a te e a chi ti ha dato la laurea!). E Balbo, prontissimo: "Mòllal ch'l'è guarì!" (Lascialo andare che è guarito!).

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