martedì 25 ottobre 2011

Ghiglione

Lettera di protesta al Decimonono perché lo scrittore Maurizio Maggiani, nel suo articolo domenicale, ha usato la parola "culo". L'accusato ha risposto citando a propria difesa Dante Alighieri e affermando che il sinonimo "sedere" è meno genuino. La polemica sulla parolaccia mi ha fatto tornare in mente un poeta genovese, Nicola Ghiglione, con il quale avevo a che fare negli anni Sessanta: lui portava al giornale arruffate recensioni di libri e io le raddrizzavo un po' per renderle pubblicabili e garantire un reddito all'autore. Ghiglione, per la verità, non si preoccupava molto di guadagnare con gli articoli: di lui si diceva (e forse era vero) che avesse un fratello ricco e generoso, nonché una moglie con trattoria. Nel mondo letterario lo svagato Nicola vantava già una piccola fama come autore di un libretto di "Canti civili", lodato per la qualità poetica e anche per l'impegno politico. Poi un suo verso, citato fino alla noia dai detrattori, gli procurò, insieme a un po' di derisione, una più vasta popolarità. Il poeta, notando alcuni operai che stavano accosciati sul greto del Bisagno per deporre "lo soverchio del ventre" (mia citazione trecentesca). aveva così verseggiato: "I culi degli uomini sono canuti e menzogneri". Per Nicola Ghiglione fu notorietà assicurata, almeno a Genova.

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