lunedì 12 dicembre 2011

Vilipendio

Nel 1965 il presidente Saragat andò in visita in Argentina. In prima edizione pubblicammo la foto di un capo tribù della Patagonia, poi arrivò una telefoto del Presidente che aveva accanto (nientemeno) l'editore del Decimonono Sandrino Perrone. Il cambio d'immagine era d'obbligo: il fotoincisore Ceriale preparò i cliché da consegnare in rotativa e la tipografia mise in pagina la nuova didascalia. Qualcosa non funzionò: sta di fatto che la mattina dopo i genovesi trovarono sul Decimonono la vecchia foto e la nuova didascalia; in sostanza, un "Saragat" scuro di pelle e con le penne di gallina in testa. In Procura si allarmarono, il procuratore capo Grisolia chiamò un brigadiere e gli ordinò: "Vada al Secolo e porti qui il più alto in grado". Avevano poco da scegliere, a quell'ora al giornale c'ero solamente io che facevo il segretario di redazione. Grisolia mi accolse con uno sguardo minaccioso, poi a poco a poco si calmò e finì per ridere quando gli raccontai che l'incaricato di cambiare i cliché era un operaio sordomuto dal quale era difficile farsi capire. Dunque, un involontario errore, al quale stavamo rimediando ritirando dalle edicole le copie errate. "Bene, bene - concluse Grisolia - però facciamo un verbalino. Sa, anch'io devo coprirmi...!". Così finii schedato per sospetto vilipendio di Saragat.

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