domenica 3 giugno 2012

Vento

Quando Domenico Modugno attaccò "Volare", il mondo gli andò dietro, in coro. E' certamente la canzone italiana più tradotta e anche la più longeva nei gusti del pubblico. Chi la canta non ci pensa, ma in quel momento sta rinverdendo le aspirazioni di Icaro, di Leonardo da Vinci, di Lindbergh e di tutti coloro che, nei secoli, hanno invidiato gli uccelli. Da ragazzi, quelli della mia generazione non conoscevano  "Volare" che era di là da venire; cantavano però una canzone analoga, che diceva "Vento, vento, portami via con te, raggiungeremo insieme il firmamento, dove le stelle brillerano a cento.,,, Vento, vento, portami via con te!". Era una canzone da tenore, mi pare che facesse parte del repertorio di Tito Schipa. Quell'idea di una folata capace di portarci in alto nel cielo ci affascinava, ma dovevamo fare i conti con lo scetticismo delle femmine nostre coetanee, che preferivano compagni con i piedi in terra e senza testa tra le nuvole. E' da quella parte che giunse la parodia: "Vento, vento, portami via il cappello, così la mamma me ne compra uno più bello...". Inguaribilmente scettiche, ma anche sempre pronte a tener d'occhio la moda. Allora, "la cappellina" era ancora un obbligo, per le signore.

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