lunedì 12 novembre 2012

Falsari

Cerchi una cosa in un cassetto e ne trovi un'altra, dimenticata da anni eppure traccia di un momento preciso della tua vita: mi è capitato l'altro giorno, quando ho rivisto una manciatella di monete da dieci lire false, legate a una mia inchiestina giornalistica. Negli anni Settanta scarseggiavano gli spiccioli, la gente riceveva i resti sotto forma di miniassegni, caramelle e francobolli. Era successo che, a Roma, i dipendenti della Zecca avevano deciso di non poter più sopportare il tonfo continuo delle macchine coniatrici e sedevano in assemblea permanente per chiedere rimedi. Indagando sul problema, venni a sapere che qualcuno del settore industriale del porto di Genova aveva deciso di farsi una zecca privata: le  dieci lire di alluminio erano facilmente riproducibili e, a suon di martellate sui due conii, ne erano nate a migliaia. Si riconoscevano perché le due facce, non  impresse contemporaneamente, risultavano ruotate fra loro rispetto ai pezzi autentici. Andai alla Banca d'Italia con un po' di esemplari e chiesi se avessero intenzione di fare una denuncia. Mi rispose un pacioso dirigente: "Vedremo, segnaleremo alla Zecca; ma le dirò in confidenza: il danno economico è minimo, molto minore del costo di un'indagine". Mi ritirai con le pive nel sacco.

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