mercoledì 12 dicembre 2012

L'inno

Alla prima della Scala hanno "toppato", attaccando il "Lohengrin" senza farlo precedere dall'inno di Mameli. Il maestro si è giustificato affermando che l'accostamento tra i due tipi di musica strideva. Inconsapevolmente ha addotto lo stesso argomento avanzato da Toscanini al tempo del fascismo, quando rifiutò di suonare "Giovinezza" e incassò per questo un paio di schiaffi. Anche nell'Ottocento il fuori programma era fonte di guai: i patrioti appostati in loggione gridavano "L'inno! L'inno!" fino a quando il maestro non li accontentava. Il delegato di pubblica sicurezza, per parte sua. provvedeva a identificare gli autori della gazzarra, che venivano denunciati per "grida sediziose". Oggi penseremmo che l'inno reclamato a gran voce fosse quello di Mameli; invece si trattava di quello di Garibaldi, di gran lunga più popolare e certamente più solenne e vigoroso dell'esile composizione che ascoltiamo prima delle partite della nazionale. Sarebbe persino il caso di chiedere il cambio, se non fosse che l'inno dell'eroe nizzardo non ha, ai nostri giorni,  alcuna probabilità di candidarsi a rappresentare la nazione: il ritornello dice infatti : "Va' fuori d'Italia, va' fuori stranier!". I cinque milioni di nuovi abitanti dello Stivale non gradirebbero.

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