martedì 12 marzo 2013

Avvalimento

Avete letto bene, la parola nel titolo non è "avvilimento" e tanto meno "avvallamento": è proprio "avvalimento". L'ho trovata in un titolo del giornale economico "Italia Oggi": "Gare lavori, l'avvalimento non può essere limitato". Niente di più attraente per uno come me, che va a caccia di parole nuove e sconosciute. Dunque, leggendo l'articolo, ho scoperto che il misterioso termine altro non è che un sostantivo tratto dal verbo "avvalersi".  Se io mi avvalgo di qualcosa (ad esempio del computer) compio un avvalimento. Il vocabolo, che odora di burocrazia lontano un miglio, si trova nel Codice dei contratti pubblici, in cui si prescrivono limiti agli "avvalimenti" di altre ditte nell'esecuzione di appalti conseguiti con gare pubbliche. Ora la Corte di giustizia europea ha bocciato quei limiti:  da ora in poi gli avvalimenti saranno liberi e forse potremo chiamarli subappalti anche nei pomposi codici ministeriali. Non nei titoli però: un grande settimanale in crisi di vendite ha infatti chiesto a uno studio specializzato in diffusione i motivi della propria sfortuna: gli hanno risposto che non deve usare, nei titoli, la lettera U, perché è "respingente". Quindi, niente "subappalti" nelle intitolazioni e le vendite torneranno a volare.

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