mercoledì 17 aprile 2013

Tartarugando

Condivido con mio figlio Claudio una grande simpatia per le tartarughe: lui le colleziona in immagine, che siano di legno o di coccio non importa; io ammiro quelle dipinte da  Giannetto Fieschi, che le chiamava Moire, evocando la lentezza inesorabile del Fato. E poi ci sono le tartarughe di Trilussa, sognatrici e bonaccione: quella che cadde a zampe all'aria e non riusciva a salvarsi ("Un rospo je strillò "Scema che sei! Queste so' scappatelle che costano la pelle..." "Lo so - rispose lei - ma prima de morì vedo le stelle..."). E quella che se ne stava nascosta tra le foglie di lattuga e borbottava: "Io non vedo più lontano de la casa che strascino, dormo sempre e se cammino vado piano, piano, piano...". Ora, però, il mio idillio tartarughesco si è incrinato, con la scoperta, sul giornale,  di una grossa tartaruga azzannatrice che, nel laghetto di Villa Reale, a Milano, fa strage di anatroccoli. Vigili, Protezione animali e Corpo forestale stanno cercando di catturare l'assassina,  ma non ce la fanno, la latitante è più svelta di loro, sembra più imprendibile  della fuggiasca che il Pie' Veloce Achille non riusciva a raggiungere nel paradosso di Zenone. ULTIM'ORA: l'ha acchiappata tale Gianluca Baldon, un vero Mennea dei dipendenti comunali meneghini.

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