lunedì 29 aprile 2013

La sparatoria

Non si sparava nei pressi dei palazzi del potere dal luglio del '48, quando un esaltato, lo studente Antonio Pallante, tentò di uccidere Palmiro Togliatti che usciva da una porta secondaria del Parlamento. L'illustre ferito raccomandò subito ai suoi di tenere  i nervi saldi, ma a Genova un bel po' di guerriglia ci fu comunque. Da casa, udii le raffiche sparate in aria dai partigiani comunisti che avevano tirato fuori le armi dai nascondigli e ne provavano l'efficienza. Poi furono caroselli di polizia, botte, pietrate, addirittura trincee scavate dai dimostranti. Di quelle ore drammatiche mi sono rimasti impressi due particolari: a Sestri i manifestanti saldarono alle rotaie le ruote di un tram, per farne un fortilizio; in centro cinque autoblindo della polizia (che tempi, i poliziotti con le autoblindo!) furono catturate e portate via. Le ritrovarono presso un cimitero, senza le mitraglitrici. Ad acque calmate nacque una barzelletta. Diceva: "Il PCI ha subito inviato al Cremlino un telegramma cifrato. Diceva S.P.Q.R., significava Sparò Pallante Quattro Revolverate. Il KGB ha risposto U.R.S.S.: Urge Ripetere Senza Sbagliare". Oggi purtroppo temo che la vicenda del povero carabiniere ferito al collo a Palazzo Chigi non potrà finire in un sorriso.

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