domenica 28 luglio 2013

Alpini

A Bergamo è morto il presidente degli alpini locali. Un vigile, anche lui alpino, ha regolato la folla presente al funerale tenendo in testa il cappello con la penna nera. E' finito sotto inchiesta per "divisa non regolamentare" e perderà  probabilmente dieci giorni di paga. Conoscendo gli alpini e il loro modo di pensare, sono sicuro che l'accusato dirà "Signorsì" e non si curerà più di tanto della punizione, nell'intima certezza d'aver fatto una cosa giusta; perché gli alpini sono  rigorosi nell'osservanza delle leggi, ma vivono di idee e di sentimenti assolutamente autonomi. Sono gente simpatica, con un fortissimo legame tra commilitoni. Le loro sezioni, piene di targhe e di foto evocative, sembrerebbero musei se non fosse che ad ogni ora del giorno risuonano di voci infervorate, che discutono temi del passato o di attualità. La silenziosa fratellanza di questi uomini con la penna nera è commovente. Mi raccontava un capogruppo: "Quando ci accorgiamo che uno dei nostri alpini versa in condizioni economiche disagiate, andiamo a casa sua e gli riempiamo il frigo". E' passata così nella vita civile la tradizione della sussistenza, della pagnotta, del rancio portato in trincea sotto le bombe. Dopo tutto, anche noi oggi siamo dei bombardati.  

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