martedì 30 marzo 2010

Il figlio

C'è un Sergio più simpatico di me: Sergio Romano, che scrive in modo pacato e attraente sul "Corriere". Rievocando un diplomatico degli anni '40, Giacomo Paulucci di Calboli, mi ha fatto tirar giù dalla libreria un volume del 1920 che ricorda un eroe della stessa famiglia, decorato con medaglia d'oro nella prima guerra mondiale. Questo Di Calboli dal nome dantesco, Fulcieri, era totalmente dedito a due ideali oggi fuori attualità, l'amor di patria e la castità prematrimoniale. Si era laureato in legge a Genova sostenendo la giustezza della tassa sul celibato ("Chi non paga in figli paghi in denaro"). Ufficiale di cavalleria, fidanzato con Alessandra, crocerossina di sangue blu, aveva chiesto il permesso di sposarsi prima di andare al fronte, ma gli era stato negato. Ferito a un ginocchio, ottenne di ritornare in trincea con una gamba rigida; un'altra pallottola gli spezzò la schiena e lo ridusse paralizzato su una carrozzella. Morì poco dopo la fine del conflitto. Durante la permanenza al fronte, aveva conosciuto una giovane contadina messa incinta dal fidanzato, che poi era partito per la guerra. Lei era ben felice di aver quella testimonianza d'amore, soprattutto in caso di non ritorno del suo caro. Una storia serena, che, tuttavia, al nobile Fulcieri era sembrata possibile solo nel ceto popolare. A lui toccò di morire vergine, rimpiangendo il figlio mai avuto.

Nessun commento: